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SAURO BENASSI GIAN LUCA GALAVOTTI FEDERICA FRANCONERI

La libertà retorica di accostare due concetti appartenenti a due piani sensoriali diversi porta a una narrazione inaspettata e di infinite interpretazioni. La contaminazione dei sensi nella percezione permettono di ascoltare i colori, di vedere i suoni, di sentire le forme. Le stimolazioni che capta il nostro occhio inducono così a delle esperienze, automatiche e involontarie, in un molteplice percorso sensoriale e cognitivo. Si può assistere a situazioni di tale polisensorialità affrontando le opere di Sauro Benassi che – con la vibrane cromia e la forma rumorosa – offrono un'avventura sinestetica o fonostetica per chi le affronta- a seconda se 'attenzione personale cade sui grafemi o sui fonemi dei canali comunicativi. Ci si trova in un campo degustativo, più che percettivo, che permette alle nostre capacità ricettive di assaggiare il mondo scoprendo i sapori nascosti delle cose e confondere i limiti tra le loro manifestazioni oggettive. Benassi non lavora, dunque, sulla stesura di un'immagine bensì sulla costruzione di un spettacolo completo in ogni sua parte. 


Se è vero che la geometria della vita va sistemando le sensazioni con morbidi echi di sussulto, ed è mare uguale goccia dello stesso oceano, la forma del silenzio sineddocale delle tele di Gian Luca Galavotti ne è la poetica grafica. La presenza afona delle sue creazioni affida all'ideastesia delle forme tutta la sua espressività. Si sprono numerose finestre attenzionali che zoomano lo sguardo su dettagli - ritagli di sguardi - che richiamano interi sistemi semantici nella memoria. Una narrazione costruita da frasi semplici di pochi morfemi, dove ogni lessema o parte di esso è sufficiente per attivare la sequenza cognitiva. E arte è fatta. E' in questo unico attimo- dove l'attivazione di concetti produce esperienza fenomenica - che si consuma l'unicità dell'opera – quella che la renderà un concetto mentale nuovo che, a sua volta, evocherà un esperire nuovo.  Perché l'arte accade quando l'intensità del significato prodotto da una certa creazione e l'intensità delle esperienze indotte da essa sono bilanciate.

Un verso senza identità metrica e struttura formale, obbediente alla sola volontà del suo creatore e alla manifestazione delle parole, contraddistingue la poetica libera di Federica Franconeri. Legata ai soli limiti della materia – una resina vetrosa quale densità è spesso rinforzata da cromie e gesti improvvisi - l'opera si abbandona a una narrazione "a memoria" che si allontana progressivamente dall'immagine visiva per ricostruire quella mentale. La raffigurazione diventa un simbolo cognitivo interno che rappresenta a noi stessi la realtà oggettiva e da forma a quella ideale. E' questo realismo indiretto a governare la visione umana del mondo e del quale Franconeri propone una traccia figurata dell'unica spiegazione della natura delle idee che è concessa all'essere umano. Una storia, quindi, di poche forme e molta dinamica, di empatia artistica intenta da una parte a cogliere in impressioni l'immaginario rappresentativo di ognuno di noi, mentre dall'altra a coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.

Denitza Nedkova 
Presentazione critica a cura della dott.ssa: Denitza Nedkova

La Galleria d’Arte Contemporanea Wikiarte

Via San Felice 18 - Bologna
Sabato 10 novembre 2018

ore 18.00 Inaugurazione delle mostre personali

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