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Alla scoperta del Pordenone

Pordenone
Chiusura 02/02/2020
di Ugo Perugini
Si dice che Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, dalla sua città d’origine, non avesse un carattere facile. Era nato tra il 1483 e il 1484 ed era un bell’uomo (se è suo, come sembra, l’autoritratto nelle vesti di San Rocco, nell’affresco del duomo di Pordenone) ma aveva un temperamento rozzo e aspro.
Parco Galvani, Pordenone mappa
Inaugurazione 25/10/2019
Si dice che Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, dalla sua città d’origine, non avesse un carattere facile. Era nato tra il 1483 e il 1484 ed era un bell’uomo (se è suo, come sembra, l’autoritratto nelle vesti di San Rocco, nell’affresco del duomo di Pordenone) ma aveva un temperamento rozzo e aspro. Però, era davvero un frescante eccezionale. Cioè, sapeva lavorare sugli affreschi con capacità progettuale, disegnativa e abilità incredibili.

Sbagliava raramente (si sa che l’affresco è una tecnica complessa, se si commette un errore non si può correggere come nei dipinti ad olio e bisogna rifare tutto daccapo) e in più, aveva la dote della rapidità. Se gli fosse stata commissionata L’ultima cena non ci avrebbe messo cinque anni come Leonardo ma 50 giorni, dice con una battuta Vittorio Sgarbi, che insieme a Caterina Furlan ha curato l’allestimento della mostra.

Il Pordenone è davvero il Michelangelo del nord? Stando alla cupola della basilica di Santa Maria di Campagna a Piacenza, che qualcuno ha paragonato alla Cappella Sistina, con i suoi scorci che hanno il pregio di ampliare la percezione visiva degli spettatori, e la capacità che mostra di dare rilievo quasi monumentale ai personaggi, probabilmente sì. Insomma, ci troviamo la stessa energia del Buonarroti, anche se Sgarbi, con il solito gusto del paradosso, arriva a paragonarlo piuttosto al Pollock del Rinascimento.

Pordenone però non ebbe il successo che meritava. E questo stupisce. Non si può dire fosse provinciale, veneto e friulano, anche se operava principalmente in Padanìa (come ama ripetere Sgarbi), e in questo ambito fu il precursore del manierismo (un manierismo inglobato nel Rinascimento). Ciò che gli impedì di emergere fu la fama di un altro grande, Tiziano, che si dimostrò un ostacolo insormontabile, visto che a Venezia il Vecellio mieteva crescenti successi.
Ma lo spirito di concorrenza tra i due esisteva, tanto che quando Pordenone nel 1539 morì a Ferrara, nel giro di pochi giorni, dopo che si era sentito male in una locanda, lontano da moglie e figli, si pensò persino che fosse stato avvelenato su ordine dal suo rivale, Tiziano appunto.

Per recuperare la figura di questo grande tra i grandi, la città in cui nacque, gli organizza una mostra importante, la terza, dopo quelle del 1939 e del 1984, di ampio respiro sia per confrontare la sua arte con quella di altri classici come Giorgione, Lotto, Correggio, Tiziano stesso, sia per testimoniare anche l’influsso che l’artista ebbe sui diversi artisti veneziani venuti dopo di lui, dal Tintoretto a Jacopo Bassano. Senza dimenticare anche l’influenza che ebbe sul grande Caravaggio.
 
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