a cura di Francesca Bellola
Ripercorriamo “La mia Africa”, film indimenticabile, tratto liberamente dal romanzo autobiografico della scrittrice danese Karen Blixen, interpretata da una superlativa Meryl Streep e da un sublime Robert Redford che impersona Denys Finch-Hatton, un cacciatore con cui Karen Blixen vive una storia d'amore. Questo capolavoro del 1985 diretto da Sydney Pollack pluripremiato, ha vinto, infatti, 7 Premi Oscar, un premio ai Nastri d'Argento, 2 David di Donatello e 3 Golden Globes, ci rammenta lo stato d’animo speciale che accomuna le persone che hanno visitato l’Africa.
Guido Mannini, artista fervido e brillante, al ritorno di uno dei suoi numerosi viaggi dal continente africano, racconta di essere stato rapito da una “sindrome” non riconducibile a nessun altro posto al mondo. Uno stato d’animo tale per cui in quella terra – anche se così remota e diversa da quelle a cui siamo abituati – l'autore si sente a casa, in pace con se stesso. È il mal d’Africa.
Così gli immensi deserti, i dromedari, i ritratti dei tuaregh sono dipinti con dovizia di particolari in una realtà intrisa di ricordi che rasenta la poesia. Le sue opere denotano la scoperta di un profondo senso di attaccamento, appartenenza e ritorno alle origini, un richiamo forte della natura, della gente, dei colori. Le tele di Mannini rievocano la sensazione di un déjà vu, come se in fondo in quei posti ci fosse già stato. Quella realtà così agli antipodi rispetto al nostro occidente moderno e civilizzato, è raffigurata sapientemente nei suoi quadri che sprigionano l'intensità della luce, dei profumi, dei suoni che vibrano accarezzando il silenzio in perfetta armonia.
Informazioni artista: francescabellola10@gmail.com