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Miles Davis e ancora Miles Davis

 

miles davis

Da oggi apriamo uno spazio musicale unico nel suo genere, dedicato alla "Black Music". Speriamo apprezzerete!

di Margherita Pavoni

Miles Dewery Davis III è stato uno dei trombettisti più innovativi del XX secolo, in primis, jazzista. Infatti, è sicuramente il rappresentante più influente del jazz, per non parlare del suo contributo musicale "a tutto tondo".

Miles Dewery Davis III è stato uno dei trombettisti più innovativi del XX secolo, in primis, jazzista. Infatti, è sicuramente il rappresentante più influente del jazz, per non parlare del suo contributo musicale "a tutto tondo". Dopo aver rivoluzionato il bebop, fu ideatore di altri stili, passò così dal cool, al jazz modale e al fusion.

Da personaggio consacrato qual era, ebbe la follia di dare il proprio marchio anche al vestiario con un look che lo fece anche ricordare come icona della musica pop.
A conferma della sua poliedricità, fu la (postuma) ammissione nel marzo 2006 alla Rock and Roll Hall of Fame, ulteriore riconoscimento del suo talento.

L'opera di direttore d'orchestra che mise in atto, fu importante quasi quanto la sua capacità produttiva. Chi lo conobbe da vicino lo descrive come una persona scontrosa, sensibile e insicura. Tuttavia, anche nella sua durezza emanava un'empatia di cui pochi sono capaci.
Non fu un virtuoso nel senso in cui lo si dice per un Gillespie o un Brown. Il suo suono era praticamente indescrivibile e unico, lo si riconosce in modo particolare nel capolavoro dal titolo “Kind of blue”. Ebbe un'enorme influenza nella storia di moltissimi altri musicisti e trombettisti.

Miles nacque da un'agiata famiglia afroamericana e, data la sua passione per la musica, ricevette in regalo per il diciassettesimo compleanno una tromba.
Con il maestro di allora costruì un suono che piacesse ad entrambi senza essere troppo vibrato, che sarà proprio quello che lo caratterizzerà in futuro.

Nello stesso anno, fece la prima esibizione in pubblico con Fats Navarro, con cui attra versò New York per i primi anni. Sonny Stitt offrì a Miles l'opportunità di unirsi all'orchestra Tiny Bradshowche, ma il padre glielo vietò.

Fortunatamente arrivò l'occasione e nel 1944, Davis andò al Riviera Club di St.Louis, la cui orchestra prevedeva fra i tanti Parker, Dizzy Gillespie e Art Blakey.
Appena entrato nel locale, casualmente, gli fu chiesto di sostituire il trombettista, da qui capì che la musica sarebbe stata la sua strada.

Dal '44 al '48 circa, nel periodo del bebop, Miles la faceva da padrone in una serie di locali della Grande Mela.
L'obiettivo dichiarato dell'artista era sì la Julliard School, ma ancora di più quello di suonare con Gillespie, e l'occasione arrivò. Ormai era nel giro e spesse volte si esibì con Billie Holiday.

Nel '45 entrò per la prima volta in uno studio d'incisione, fu così che si formò il primo quintetto reclutato da Parker: Duke Jordan, Charley Russel al basso, poi sostituito da Tommy Potter, Max Roach alla batteria e naturalmente Davis e Parker.

Davis iniziò ad ottenere i primi contratti con la Capitol Record. Ciò gli permise di entrare in studio e mettere insieme l'album “Birth of the cool”, sulla scia di quella che divenne la corrente del cool jazz.
Da questo periodo una delle cose più fruttuose fu la collaborazione con Evans.
Ci fu, però anche un periodo di crollo per Miles che finì nel circolo della tossicodipendenza. Probabilmente c'entrarono alcuni fattori, come il fatto che lo stile cool arricchiva principalmente le band bianche.
In seguito ad una serie di ricadute si sollevò e lavorò da solo a Detroit.

Facciamo in balzo in avanti e arriviamo al 1960. In questo periodo l'avanguardia jazz fu rappresentata da Ornette Coleman.
L'ostilità verso questo stile fu evidente. Davis arrivò a descrivere questo successo come una macchinazione montata dai bianchi. La transazione di Miles alla fusion fu davvero graduale. Quando il jazz iniziò ad essere ritenuto non più commercialmente attraente dalle case discografiche, le cose cambiarono. 
Miles, a costo di abbandonare molte delle sue caratteristiche musicali precedenti,  volle mantenere il contatto con il pubblico.
Per la prima volta, poi, intuì che la musica a cui era veramente interessato, doveva in qualche modo partecipare alle innovazioni strumentali.

Fu in quell'atmosfera che nacquero “In a Silent Way" e "Bitches Brew", ponendo le basi di un genere che sarà semplicemente conosciuto come fusion. Miles si continuò ad evolvere nella direzione del funk con Keith Jarrett come secondo tastierista.

Da qui continua una produzione tale di album dal vivo, che ci vorrebbe un'enciclopedia per descrivere tutto e, in cuor mio, sento di aver tralasciato molti particolari. Miles ricadde nella tossicodipendenza e, annebbiato da comportamenti psicotici, fu costretto ad una vita ai margini.
Si riprese per un breve periodo, prima della morte, per un attacco di cuore.
 
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