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"A Love Supreme" e i demoni di John Coltrane

di Margherita Pavoni

Parlare di un disco non è mai un'impresa facile, figuriamoci approfondire un album leggenda come "A love supreme” di John Coltrane. L'album è, infatti, un capolavoro universalmente celebrato e riconosciuto anche commercialmente."

 

 

Nonostante un LP del genere meriterebbe interi libri di testo ben più adatti di un mio personale tentativo di recensione, mi accingo comunque a provarci. Per fortuna bastano un paio di ascolti per risvegliare la mia approssimata conoscenza del jazz.

John William Coltrane è stato un sassofonista e compositore statunitense, tra i più grandi capisaldi del jazz, in particolare quello modale, chiudendo il periodo bop per aprire quello del freejazz.
Nacque da un sarto con l'hobby del violino e da una casalinga e crebbe ad High Point.
Fu colpito da una serie di lutti familiari ed il suo primo contatto con la musica avvenne con i boy scout come clarinettista ed al liceo come sax contralto. 
Nel '43 si diplomò e si trasferì in cerca di un lavoro a Philadelphia dove continuò a studiare. Suonò con l'orchestra di Gillespie come sax contralto e nel '55 iniziò la preziosissima collaborazione con Miles Davis con cui inciderà “My Favourite Things”.
Raggiunse una capacità produttiva praticamente senza precedenti con “A love Supreme”.

Innanzitutto l'amore supremo non è solo il titolo, ma è anche il tema cardine attorno a cui è imperniato il discorso di Coltrane. L'amore come forma di celebrazione e ringraziamento. Trane ci racconta che l'amore supremo è figlio della sofferenza più intima, che si nutre del passato, nella speranza di un futuro migliore.
In definitiva, l'amore supremo è l'ultima tappa di un lungo percorso che qui si snoda metaforicamente in una lunga suite composta da 4 movimenti, tutti di un'eccellenza che non teme confronti, scritti di getto, dal giorno alla notte con enorme sorpresa dello stesso compositore.

Il merito, senza nulla togliere alla grandezza di musicisti come lui - primo fra tutti il pianista McCoy Tyner -, è quasi esclusivamente da attribuirsi alla voce strumentale unica ed imitatissima: quella del sax tenore di Coltrane. 
Lo strumento regala forse i frutti più belli di tutta la carriera, o quanto meno della sua fase "modale", e chiude nel migliore dei modi un cammino creativo complesso, che sfocia in un suono impetuoso e caldissimo.
La grandezza di Trane sta nei suoi fraseggi impressionanti, (la lezione di Parker è riletta in chiave moderna e più aggressiva) che vibrano nello spazio senza limiti, alla velocità della luce.
 
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