Clara Bartolini
Ne parliamo ad evento terminato per tirare le fila di tutto quello che è accaduto. Dal 17 al 19 settembre per Milano è stato un primo ritorno, dopo il Covid, ai suoi appuntamenti internazionali, finalmente in presenza. Una prova generale per la città e per gli espositori internazionali. Forse più controllata l'affluenza in sicurezza, forse qualche espositore in meno ma, direi un successo. Nessun problema e molta voglia di ricominciare.
Per questo non vorrei parlare dei premi che i vari artisti o gallerie hanno vinto in questa edizione, si possono trovare su internet con facilità ma, vorrei segnalare quello che poteva emozionare un visitatore curioso.
Alla Galleria Renata Fabbri di Milano l'artista margherita Moscardino mostra un carta geografica degli Oceani nelle parti considerate Acque Internazionali. Il titolo della mostra Inhabiting Without beloging. L'appartenenza vista in modo nuovo, un occhio aperto che vuole mettere in luce che il mondo deve essere di tutti senza frontiere e senza il bisogno di appartenere ad una nazione specifica o un continente determinato. Tema molto attuale. Artopia Gallery presenta tra gli altri il duo Martinelli Venezia che reinterpreta in vetro soffiato e con pezzi unici di dimensioni molto contenute i famosi enormi lampadari veneziani adatti a palazzi e castelli ora fruibili in qualunque appartamento. piccoli raffinati elementi, assolutamente contemporanei e davvero originali. Galleria Giovanni Bonelli propone invece maschere-tribali-denuncia, realizzate con pallottole o parti di armi raccolte dall'artista Goncalo Mabunda nel suo paese, il Mozambico, sempre in guerra. Una denuncia realizzata pittoricamente da una altro artista presentato dalla Galleria Primo Marella, Amano Bodo, nato in Congo. Una sua personale è in corso nella galleria. Interessanti le ceramiche realizzate tutte da artiste donne danesi, davvero fuori dagli schemi. Le presenta Officinesaffi. La Galleria Spazia emoziona invece con un artista del passato non sufficientemente ricordato. Lo scultore Edgardo Mannucci caro amico di Burri. Le sue opere aprono porte dell'anima mescolando la pesantezza della materia con la leggerezza poetica della realizzazione. Che dire, Evviva la rinascita dell'arte, visibile in presenza.