Clara Bartolini
A Palazzo Reale fino al 30 gennaio la mostra Corpus Domini, a cura di Francesca Alfano Miglietti, ci porta in un percorso "dal corpo glorioso alle rovine dell'anima". Promossa da Palazzo Reale, Comune di Milano Cultura e Marsilio Arte in collaborazione con Tenderstories, presenta cento opere di 34 artisti internazionali che dagli anni 70 hanno lavorato su questo tema. Le origini di questa mostra partono dagli studi condotti da Lea Vergine da sempre coinvolta nel progetto e di recente scomparsa, doveroso dedicarle una sala. Il corpo nella sua fragilità, quello dei più deboli, degli emarginati, dei sofferenti, simboleggiato con elementi che lo rappresentano in modo concettuale o reale. Seguendo costumi e storie di ogni paese o di ogni artista che, con le sue personali storie come suggestione iniziale, si fa interprete delle sofferenze dei più sfortunati nel mondo.
Si susseguono emozioni forti, dalla emblematica risata incorporea di Gino De Dominicis, al Muro realizzato con vecchie valigie in cuoio, tipiche della povertà di chi fugge di Fabio Mauri, ai tanti fili rossi del giapponese Chiharu Shiota che si irradiano come vite per raggiungere ognuno una scarpa diversa alle quali sono fissati, a segnare tante storie tragiche, da quelle dei femminicidi a quelle degli uomini in fuga dalla povertà o dalle guerre. E poi gli sconcertanti fagotti chiamati Bottari che accompagnano dalla nascita alla morte gli individui nati in Corea e realizzati dall'artista coreana Kimsooja Da sempre composti con tessuti di riciclo, contengono ciò che di più necessario dovrebbe appartenete ad ogni individuo per la sua sopravvivenza. Emblematici i vari organi del corpo realizzati in vetro e posti su un tavolo trasparente dal cinese Chen Zhen. Siamo fragili e l'artista, che vive sulla sua pelle il problema di una malattia incurabile, lo rappresenta davvero in modo efficace. E tante altre sono le emozioni forti che invadono visitando questa mostra che porta a riflettere e, certo, riporta tutti alle proprie responsabilità. Quelle di partecipare al miglioramento della vita di tutti anche con semplici e piccole azioni quotidiane. Perché niente è separato e nulla è separabile. Sarebbe molto importante vederla. Anzi, da vedere.
CLARA BARTOLINI
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