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All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi

La Reggia di Venaria inaugura la nuova stagione con una mostra preziosa e di grande suggestione: All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi, aperta al pubblico dal 21 marzo e fino al 18 giugno 2023 presso le Sale delle Arti.

L’esposizione, organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con l’importante partecipazione dei Musei Vaticani, è un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello.

 Carla La Gatta

A cura di Alessandra Rodolfo ed Andrea Merlotti
Reggia di Venaria, Sale delle Arti
21 marzo – 18 giugno 2022

La Reggia di Venaria, complesso monumentale alle porte di Torino dichiarato Patrimonio
dell’Umanità insieme alle altre Residenze Sabaude del Piemonte, inaugura la nuova stagione con
una mostra preziosa e di grande suggestione: All’ombra di Leonardo. Arazzi e
cerimonie alla corte dei papi, aperta al pubblico dal 21 marzo e fino al 18 giugno
2023 presso le Sale delle Arti.


La mostra è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con l’importante
partecipazione dei Musei Vaticani e raccoglie opere provenienti, oltre che dai Musei Vaticani
stessi, anche dal Museo di Roma, dai Musei Reali di Torino, dal Museo Diocesano Tridentino,
dalla Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli di Milano e da diverse collezioni private.
Si tratta di un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le
più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si
svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da
straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello. Cogliendo il senso di antiche
cerimonie, ricche di simboli e di significati, arazzi, quadri, incisioni ed oggetti raccontano
una storia che affonda le sue radici lontano nel tempo, immergendo il visitatore in un
mondo di tradizioni e antichi riti. Non solo atti esteriori, ma importanti testimonianze della
Chiesa Romana.

LA VENARIA REALE

ALL’OMBRA DI LEONARDO.
ARAZZI E CERIMONIE ALLA CORTE DEI PAPI

CONSORZIO DELLE RESIDENZE REALI SABAUDE - UFFICIO STAMPA
Reggia di Venaria - Piazza della Repubblica 4 - 10078 Venaria Reale (TO) - Italia

tel. +39 011 4992300 - fax +39 011 4598432

press@lavenariareale.it - www.residenzerealisabaude.com - www.lavenaria.it

La storia che si racconta ebbe inizio nel 1533 quando, in occasione del matrimonio di Caterina de’
Medici, nipote di papa Clemente VII, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia
Francesco I, quest’ultimo donò al pontefice un prezioso arazzo raffigurante l’Ultima Cena
di Leonardo. Un matrimonio e un regalo importante che suggellavano l’alleanza tra la Francia
e il Papato contro l’imperatore Carlo V (responsabile del sacco di Roma, avvenuto solo sei anni
prima, nel 1527). L’opera fu realizzata dopo il 1516 su ordine dello stesso Francesco I
e di sua madre Luisa di Savoia. Questo spiega la presenza di simboli sabaudi lungo tutta
la bordura dell’arazzo. Nel prezioso panno, interamente tessuto in oro e seta, l’Ultima Cena
milanese è trasposta con assoluta fedeltà, ma con un’importante variazione. Lo sfondo –che
nell’originale è quasi un’astrazione– diviene un’architettura rinascimentale: come se l’Ultima
Cena si svolgesse alla corte di Francia. Francesco I era un grande estimatore di Leonardo, tanto
da averlo chiamato alla sua corte, ed è ormai opinione di molti che il cartone dell’arazzo,
su cui fu poi effettuata la successiva tessitura, sia stato realizzato in Francia sotto la
supervisione dello stesso Leonardo.

MANIFATTURA BRUSSELLESE (?), Ultima Cena (copia da Leonardo da Vinci), 1516-1533.
Arazzo in seta e filati metallici in argento e oro. Città del Vaticano, Musei Vaticani.

Foto: © Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - Direzione dei Musei Vaticani, tutti i diritti riservati

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Quando lo ebbero nelle loro collezioni, i pontefici decisero di utilizzare l’arazzo per
alcune delle più importanti e suggestive cerimonie religiose della corte papale. In
particolare nella Lavanda dei Piedi che si svolgeva nella sala Ducale del Palazzo Vaticano e
in occasione della quale il pontefice, a imitazione di Cristo, lavava i piedi a tredici sacerdoti poveri
(dodici rappresentavano gli apostoli, uno forse Cristo stesso) posti a sedere su un palco sotto
l’arazzo leonardesco. Lo stesso pontefice, poi, coadiuvato dal suo seguito, serviva la cena (Coena
Domini) ai tredici con chiaro rimando all’Ultima Cena.
Qui il panno leonardesco intrecciò la sua storia con un altro arazzo, di grande rilievo e
bellezza: quello per il dossale del baldacchino papale, realizzato sempre per
Clemente VII, appassionato collezionista di prodotti tessili. A disegnarlo per lui erano stati
gli allievi di Raffaello, gli stessi che avevano lavorato con il Maestro nelle celeberrime Stanze
Vaticane e nelle Logge del palazzo. A quarant’anni di distanza dalla sua ultima
esposizione l’imponente baldacchino, realizzato nella stessa manifattura
brussellese da cui uscirono i famosi arazzi di Raffaello della Cappella Sistina, verrà
ricostruito in mostra, munito della sua copertura impreziosita dai suoi pendenti di
straordinaria bellezza.
All’inizio della cerimonia della Lavanda dei piedi il pontefice si levava dal trono, sotto il
baldacchino raffaellesco, e si portava sotto l’arazzo leonardesco, all’ombra del quale lavava i piedi
ai poveri. Benché generalmente il solenne rito della lavanda si svolgesse nel Palazzo Vaticano e
successivamente nella Basilica di San Pietro, almeno una volta (nel 1831) essa ebbe luogo anche
al Quirinale, già Palazzo Pontificio. Una storia ricordata indirettamente con il grande arazzo
raffigurante Gesù che lava i piedi agli Apostoli. Donato da Napoleone a papa Pio VII, il
raffinato panno, realizzato a Parigi nella celebre Manifattura dei Gobelins, è ancora oggi esposto
nelle Sale del Carracci del palazzo presidenziale italiano.
Il rito della Lavanda non era, però una prerogativa pontificia. Tutti i sovrani cattolici -e sino a fine
Seicento anche il protestante re d’Inghilterra a imitazione della corte papale- la praticarono per
molti secoli, in alcuni casi sino a meno d’un secolo fa. Una storia anch’essa ricordata nella mostra
da una splendida aiguiere usata da Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia, ora nei
depositi dei Musei Reali di Torino. È associata ad altre due splendide brocche
provenienti dalla Sagrestia pontificia, usate probabilmente per lo stesso scopo.

 

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