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DIRIYAH ART FUTURES Inaugurato nello storico distretto culturale dell'Arabia Saudita il primo hub di New Media Arts

dell'area MENA disegnato dagli italiani Schiattarella Associati

  Diriyah Art Futures (DAF), il primo centro per le arti digitali del Medio Oriente e del Nord Africa disegnato dagli italiani Schiattarella Associati, ha aperto ufficialmente i battenti a Diriyah, la storica città natale dello Stato saudita. Sviluppato dalla Saudi Museums Commission in collaborazione con la Diriyah Company, DAF contribuisce al panorama globale dei nuovi media e dell'arte digitale integrando voci regionali e pratiche pionieristiche nell'arte, nella tecnologia e nell'innovazione.

 Il DAF è stato lanciato con un programma dinamico di attività, una mostra innovativa e un ricco calendario di impegni pubblici. Situato nel sito di Diriyah, Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, il DAF è progettato per consentire ad artisti, studiosi e tecnologi regionali e internazionali di collaborare e lavorare. Questo centro dispone di strutture all'avanguardia, tra cui laboratori digitali, studi e spazi espositivi.
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Diriyah Art Futures. © Courtesy of Diriyah Art Futures

 Mona Khazindar, consigliere del Ministero della Cultura dell'Arabia Saudita, ha dichiarato: "Diriyah Art Futures incarna il nostro impegno a promuovere l'innovazione e a coltivare nuove forme di espressione creativa. Attraverso questa istituzione, ci proponiamo di potenziare il lavoro di artisti e studiosi sostenendoli nella produzione di opere significative e amplificando la loro voce sulla scena globale. Creando una piattaforma per la collaborazione e la creatività, Diriyah Art Futures pone l'Arabia Saudita come leader culturale e riafferma la visione del Regno di coltivare l'espressione artistica sia a livello locale che internazionale".

 Haytham Nawar, direttore di Diriyah Art Futures, ha sottolineato: "L'apertura di Diriyah Art Futures rappresenta una pietra miliare nella narrazione in evoluzione della New Media Art, portando le prospettive regionali alle conversazioni globali. DAF spingerà i confini creativi e servirà come hub per l'impegno critico e l'innovazione all'intersezione tra arte e tecnologia".

 Il lancio del DAF è caratterizzato dall'apertura dalla sua prima mostra, Art Must Be Artificial: Perspectives of AI in the Visual Arts, in programma dal 26 novembre 2024 al 15 febbraio 2025. Curata da Jérôme Neutres, ex direttore della Réunion des Musées Nationaux-Grand Palais di Parigi, l'esposizione esplora la storia della computer art dagli anni Sessanta a oggi, presentando opere di oltre 30 artisti internazionali e regionali.

 I visitatori incontreranno opere di pionieri come Frieder Nake (Germania) e Vera Molnar (Ungheria/Francia) accanto a innovatori contemporanei come Refik Anadol (Turchia) e Ryoji Ikeda (Giappone). Sono presenti anche artisti sauditi come Lulwah Alhomoud, Muhannad Shono e Nasser Alshemimry (DesertFish), per mostrare il fiorente contributo dell'Arabia Saudita ai nuovi media e all'arte digitale.

Leonel Moura_Arabia series 2021. © Courtesy of Diriyah Art Futures

 

L'hub è un caso esemplare a dimostrazione della filosofa di Schiattarella Associati (Amedeo, Andrea e Paola Schiattarella), una eccellenza italiana impegnata anche in Europa e con un ruolo leader in Arabia Saudita. Uno studio internazionale di architettura con sede a Roma, attivo nella progettazione urbana e nella ricerca. Specializzato in spazi pubblici per la cultura, da anni mette l'architettura al servizio della comunità.

 

Una sfida per il futuro, un'architettura contemporanea che dialoga con il patrimonio e la tradizione Najd

 

"Volevamo dare l'impressione che l'architettura nascesse dalla terra – dicono gli architetti - è il nostro modo di affrontare un progetto: utilizzare i valori naturali per costruire un linguaggio contemporaneo profondamente legato al luogo".

 

Il Diriyah Art Futures non è un edificio compatto, ma è formato da volumi distinti, asciutti, che si sviluppano orizzontalmente sul costone del Wadi Hanifa, una depressione agricola in mezzo all'altopiano desertico. Pensati per ricucire le parti urbane e quelle agricole del wadi, per ricomporre l'equilibrio fra costruito e natura, i suoi volumi si alternano a passaggi stretti e profondi che creano zone d'ombra e fresco, secondo l'uso dell'architettura tradizionale Najd, tipica dell'area. Un lavoro di sartoria, un abito cucito addosso a quel territorio con obiettivi specifici.

 

"Questo è un edificio di confine", sottolinea Amedeo Schiattarella, "da una parte c'è il vecchio centro storico consolidato, fatto di vie strette e piccoli edifici, dall'altra la parte agricola con i suoi orti, i campi, i pozzi che formano un tessuto. Tra le due, sorgevano le mura, elementi di separazione e contemporaneamente di unione. Attraverso le porte arrivavano in città l'acqua, i prodotti agricoli, i materiali da costruzione. Abbiamo ripreso l'idea di questo passaggio mediante il quale tutto entra in contatto pur segnando in modo netto un confine".

"I processi di internazionalizzazione hanno portato, a livello globale, un appiattimento delle diversità culturali con una progressiva omologazione dei paesaggi urbani e la perdita di 'biodiversità' architettonica", proseguono Amedeo, Andrea e Paola Schiattarella. "La vera sfida oggi è partire dal valore delle diversità, lavorare sui caratteri distintivi e sulle specificità proprie di ogni luogo".

 

Ricerca, innovazione, natural based solutions

 

Quella del Diriyah Art Futures è un'architettura senza sprechi che nasce, come nella tradizione del deserto, per rispondere al maggior numero di domande possibili attraverso la forma, la distribuzione degli spazi sul terreno, sfruttando condizioni, materiali e conoscenze che appartengono profondamente al luogo. "È un progetto contemporaneo che raccoglie la sfida di creare una nuova dimensione umana in un territorio sedimentato dalla storia. La tradizione Najd, l'architettura del deserto, è basata sull'utilizzo di materiali da costruzione presi dal sito stesso: pietra, terra cruda e intonaci di fango. Il risultato è una fortissima continuità materica tra il suolo e l'edificato".

Gli spazi fra i volumi dell'edificio, richiamano quelli che caratterizzavano le antiche abitazioni, con le strade strette e le piazze di piccole dimensioni. L'idea è stata quella di creare luoghi d'ombra profondi e compatti, dove circola il vento, abbassando la temperatura e proteggendo i percorsi pedonali dal sole e dal caldo. Allo stesso scopo sono stati creati canali d'aria orientati verso il wadi, la zona più umida. Ispirato ai più moderni criteri di sostenibilità, il complesso è stato realizzato tenendo conto dell'esposizione solare per aumentare le performance e il risparmio energetico garantito da un sistema di raffrescamento geotermico, oltre che da un metodo di raccolta e riuso dell'acqua piovana.

 

Gli interni

 

Anche negli interni, curati da Paola Schiattarella, tornano materiali locali come l'intonaco di fango, ma soprattutto la pietra di Riad, sabbia solidificata e che al sole mantiene intatte le vibrazioni del deserto.

Il volume che ospita la caffetteria è caratterizzato da una musharabiya contemporanea, che ricorda i muri di pietra scavati dal vento. "Una seconda pelle che lascia penetrare la luce creando all'interno giochi ombra, che permette di vedere senza essere visti".

L'edificio ha un grande cuore sotterraneo, protetto dalla luce e del calore del sole, dove si trovano i laboratori e gli atelier per l'arte digitale. Qui i materiali diventano contemporanei: acciaio, vetro, cemento ma anche legno, un materiale inusuale negli interni sauditi.

Al centro di quest'area sotterranea, c'è un ampio spazio vuoto - luogo di aggregazione per gli artisti - raggiunto dalla luce naturale attraverso un'enorme "campana" che fa penetrare la luce in profondità.

 

 

© Schiattarella Associati/ Photo credit Hassan Ali Al-Shatti

 

 

Schiattarella Associati: una visione dell'architettura

 

"Al centro della nostra architettura sono la natura, gli esseri umani ed i valori della cultura che non sono mai uguali a sé stessi. C'è sempre unicità, irripetibilità e casualità. Allo stesso tempo l'architettura non può non confrontarsi con la geometria. Il nostro mestiere consiste nel far dialogare il rigore coerente della struttura logica matematica con il caso, l'accidentale. Come nel Diriyah Art Futures, il nostro lavoro utilizza sempre la geometria per ordinare in maniera dinamica la complessità, accogliendo la contraddizione come elemento vivificante dell'architettura".

 

Parallelamente all'inaugurazione, il DAF lancia anche il programma Emerging New Media Artists, sviluppato in collaborazione con Le Fresnoy - Studio National des Arts Contemporains in Francia. Questa iniziativa, della durata di un anno, fornisce agli artisti emergenti attrezzature avanzate, tutoraggio e finanziamenti per creare opere multidisciplinari innovative.

Inoltre, DAF ha annunciato la Mazra'ah Media Art Residency, che si svolgerà da febbraio ad aprile 2025. Questo programma di tre mesi invita artisti e studiosi affermati a impegnarsi con le risorse del DAF per creare opere che riflettano sul rapporto tra natura, tecnologia e società.

Il lancio di Diriyah Art Futures è in linea con la Vision 2030 dell'Arabia Saudita, che si impegna a promuovere l'innovazione, a guidare la collaborazione globale e a posizionare il Paese come leader nell'economia creativa globale.

 

Per saperne di più sul DAF:

 

Twitter: @DAFmoc | Instagram: @DAFmoc | Sito web: https://daf.moc.gov.sa/en/

 

 

 

Ufficio stampa Schiattarella Associati

 

Marta Francocci m.francocci@shiattarella.com

Giulia Ponzi g.ponzi@schiattarella.com

con

Valentina Notarberardino valentina.notarberardino@gmail.com

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