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Giovanni Bellini alla Pinacoteca di Brera

in Via Brera, 28 Milano, Milano,

Recensito da Ugo Perugini

Sommario

Da notare il tenero, sofferto dialogo delle mani della Vergine, di Giovanni e del Cristo, come il postremo, ineffabile contatto tra vita e morte, tra umano e divino, dove la speranza quasi si sublima. C’è anche una celebre iscrizione sul cartiglio posto nella balaustra marmorea dipinta, attribuita solo di recente al Poeta latino Properzio.

Descrizione

belliniDiciamolo subito. Non è una mostra di grandi dimensioni. Quattro sale e 26 opere in totale. Ma la qualità dei lavori esposti merita egualmente una visita, non fosse altro per il pregevole restauro della “Pietà” di Giovanni Bellini, eseguito sotto la direzione di Mariolina Olivari, ora finalmente visibile. Due anni di lavoro - svolto tra l’altro in una sala aperta al pubblico, che poteva assistere alle varie attività di laboratorio - che ha consentito di far riapparire in tutto il suo splendore questa opera dell’arte rinascimentale italiana, di cui non si conosce molto ma che è il simbolo stesso della rappresentazione degli affetti, dello straziante sentimento che suscita la morte del Cristo. Il tema ricorre spesso nella tradizione iconografica bizantina ma Bellini qui ne dà una interpretazione più intima, sofferta. I colori sono meno saturi, spariscono le dorature tipiche delle icone, l’atmosfera è più fredda, drammatica, reale. Come il cielo azzurro, brillante, e il paesaggio roccioso, che vediamo sullo sfondo e che ci rimanda a certe scene del Mantegna. Da notare, inoltre, il tenero, sofferto dialogo delle mani della Vergine, di Giovanni e del Cristo, come il postremo, ineffabile contatto tra vita e morte, tra umano e divino, dove la speranza quasi si sublima. C’è anche una celebre iscrizione sul cartiglio posto nella balaustra marmorea dipinta, attribuita solo di recente al Poeta latino Properzio. Si tratta di un distico dell’Elegia che dice come il sentimento di pietà possa indurre al pianto. E questa è anche la lettura sentimentale che rappresenta la chiave del lavoro: condividere con chi la osserva la commozione di fronte alla tragedia del Cristo. Inutile negare che questa “citazione” ben simboleggia il forte legame con l’ambiente culturale umanistico dell’epoca, teso, come sappiamo, alla riscoperta dei valori e della dignità dell’uomo attraverso il recupero dei classici. La mostra ospita altre opere che si ispirano al tema della “Pietà” e che arrivano, oltre che dalle sale di Brera, anche da numerosi Musei italiani e stranieri: Padova, Rimini, Vaticano, Venezia (Galleria dell’Accademia, Museo Correr), Londra, insieme a disegni rari e preziosi attribuibili al Mantegna e a Bellini. Citiamo, tra gli altri capolavori, una “Pietà” attribuita all’ambito di Donatello, opere dello stesso soggetto di Marco Zoppo e Giorgio Schiavone, entrambi insieme al Mantegna provenienti dalla Scuola dello Squarcione. Ma si può dire che la mostra ruota e vive attorno alla “Pietà” di Giovanni Bellini, nuovamente apprezzabile in tutta la sua bellezza. Skira ha realizzato un catalogo, a cui seguirà un volume di studi con i contributi scientifici di coloro che hanno lavorato al restauro dell’opera. Alla Mostra ha contribuito finanziariamente anche la Fondazione Cariplo. 2 aprile – 13 luglio 2014 Ugo Perugini
votazione 4/ 5 (Excellent) Ugo Perugini
 
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