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L’arte in tutte le sue sfaccettature

Lucarellidi Francesca Callipari

A Milano presso la 809 Art Gallery l’orafo Tommaso Lucarelli alla collettiva “Immagine e materia: visioni contemporanee”

Nell’ambito della collettiva “Immagine e materia”, che si terrà dal 19 al 27 maggio 2017 presso la 809 Art Gallery di Milano, vi presento con piacere Tommaso Lucarelli, eccellente orafo dalle esperienze internazionali che in questa collettiva proporrà al pubblico due sue creazioni.

Tommaso, raccontati ai nostri lettori…Quando e come si è originato il tuo interesse per l’oreficeria? Qual’è stato il tuo percorso di formazione?

Ho iniziato con il liceo in storia dell’arte con la scelta di studiare metalli, dopo 2 anni mi sono reso conto che sentivo il bisogno di fare qualcosa di più, perché provavo una voglia irrefrenabile di approfondire la mia manualità sui metalli preziosi, di provare a plasmare i metalli per avere una resa che potesse andare al di fuori dei comuni metodi di lavorazione del metallo, oltre ovviamente a pretendere di avere un laboratorio più attrezzato.

Andai quindi a far visita ad una scuola di oreficeria importante di Firenze, “Le Arti Orafe” e scelsi subito di dare il massimo dei corsi quindi 3 anni per avere il diploma in storia dell’arte dei gioielli oltre a incassatura, gemmologia,oreficeria. Nell’arco di quegli anni ho fatto di tutto, dalla lavorazione della cera all’incisione a bulino, tecniche di cera persa per la fusione, cesello, bulino, ecc. Appena uscito da questa scuola, ho cominciatoa lavorare in un grosso laboratorio dove lavoravo alta gioielleria principalmente per il Pontevecchio. Sono sempre stato attratto dall’arte, inevitabilmente avendo studiato e lavorato per quasi 10 anni nella culla del rinascimento, contornato da grandi maestri che hanno fatto la storia dell’arte, alcuni di essi orefici. Dopo un lungo percorso studi tra oreficeria e storia dell’arte a Firenze e dopo aver lavorato nel settore, dall’alta gioielleria fino alla saldatura di oro ed acciaio a micro fiamma, ho deciso di iniziare a disegnare e produrre con il mio nome. Con il tempo ho avuto modo di conoscere più approfonditamente questo settore, di avere un’idea molto generale di quello che è oggi la gioielleria: è facile rendersi conto che le multinazionali fanno di tutto per infangare il nome stesso “gioielleria” ed impoverire le persone, vendendo loro oggetti a cui non appartiene alcun valore materiale. Ho preso tanti aerei, ho imparato l’inglese, ho vissuto tanto tempo lontano da casa, e lungo il mio percorso ho avuto modo di vedere la ricchezza più assoluta fino alla povertà più estrema, dalle città più evolute ai villaggi fatti di terra e fango. Dell’umanità che ho avuto modo di conoscere in giro per il mondo una cosa mi è rimasta impressa: il comune CREDO, dal riuscire a prendere un autobus in corsa, al fare della propria vita qualcosa di straordinario, nel proprio lavoro, nella passione per la vita, per aiutare, per mettersi a disposizione del prossimo, in altre parole “AMORE”.

Mi è capitato spesso di mettermi a sedere su uno scalino da qualche parte e chiedermi chi sono e da dove vengo, fare un esame di coscienza, guardare il mio paese da un punto di vista più largo e più alto. Qui mi sono reso conto di quali siano le mie origini, le origini della terra che mi ha fatto nascere. A questo punto l’ARTE ha avuto il sopravvento. È vero che per ognuno di noi andare a visitare un museo ha sostanzialmente lo scopo di Ispirare. Le sculture, i dipinti, sono oggetti emblematici, specchi misteriosi.

Ma le chiese sono tanto di più di un museo, le mura stesse raccontano qualcosa di grande, spesso di immenso, perfino la luce all’interno di una chiesa ha una direzione diversa. Il mio punto di vista è più superficiale, sta al di fuori dei dipinti e dei grandi maestri della storia dell’arte ed è, appunto, starci proprio intorno. Cornici evolute in strani disegni che si innalzano fino al soffitto, capitelli, archi e colonne che segnano epoca e tempo, messaggi nascosti rappresentati da figure e numeri. L’ARCHITETTURA come messaggio ulteriore a conferma di un’opera d’arte. Ecco! questa è la mia terra.  

Le tue opere, che firmi con la parola “D’amor”, sono fortemente intrise di riferimenti alla cultura italiana, a partire da Dante Alighieri fino a versi tratti dal Vangelo. Raccontaci meglio come nascono le tue creazioni e cosa vorresti trasmettessero a chi le osserva o a chi ha il privilegio di indossarle?

Amo l’imperfezione è lì che risiede la mia concezione di arte, bellezza ed eleganza. Ho scoperto molto presto la mia imperfezione, l’ho coltivata fino a renderla un segno distintivo di riconoscimento inequivocabile, è diventato il mio stile ed è impossibile che qualcuno possa riprodurla, è bellissima e con il tempo ho imparato a dargli la giusta direzione: distingue il gioiello dal classico che deve raggiungere la perfezione. C’è stato un tempo in cui l’artista orafo faceva di tutto perché l’imperfezione fosse praticamente cancellata, oggi invece è fin troppo facile creare un gioiello perfetto, tuttavia diventa più impegnativo trasmettere uno stile ed un carattere al gioiello da indossare. Il mio lavoro è quello di valorizzare tutto ciò che sta intorno ai dipinti, recepire e trasmettere alcuni messaggi dei grandi maestri del rinascimento, spesso nascosti riconducibili alle scritture ed ai vangeli, la dedizione da parte degli artigiani del passato nel fare ogni cosa per valorizzare tutto ciò che sta intorno ai dipinti. Sfrutto la mia naturale imperfezione lasciando semplici alcuni ornamenti come messaggio per dargli maggior valore; lavoro sulla multiculturalità degli angeli, gli angeli che produco hanno una loro particolarità in termini di forme e leggerezza e sono realizzati in scultura proprio come faceva Michelangelo, sulla cera con il metodo di fusione a c’era persa proprio come il maestro Benvenuto Cellini, materializzati dal nulla con un volto ed una forma, talvolta riconducono ad un’opera che esiste realmente da qualche parte, in un dipinto o in una chiesa. Angeli, tabernacoli, templi, colonne e portali, ogni gioiello è creato con la massima dedizione. Faccio ricerca sui differenti metodi di lavorazione dei metalli , le forme e le profondità. Tutto è realizzato a mano ed ha lo scopo di diffondere un significato, cioè che l’arte non è altro che uno strumento a disposizione dell’uomo per lasciare traccia del suo passaggio su questa terra. Firmo le mie creazioni con la parola che rappresenta per me l’intera umanità, che ho avuto modo di conoscere in viaggio. L’amore è la base del mio operato ed è per questo che i miei gioielli sono firmati D’Amor, ispirati alla Divina Commedia” amor come Roma, un’ulteriore messaggio che portò in giro per il mondo. Chi indossa un mio gioiello porta alto il nome del credo, di una storia, di una cultura e delle virtù che ne fanno parte, profondità e perseveranza, terreno e divino. Come credo intendo quello che serve in ogni cosa, nella vita quotidiana, dalle cose più semplici a quelle più complicate dalla famiglia, al lavoro, fino a Dio. Inevitabilmente i miei gioielli parlano con l’anima, sono indossati sul corpo che è terreno ma sono collegati all’anima che è divina..

Sebbene i tuoi lavori esaltino la bellezza e il valore dell’Italia, tu stesso, come molti giovani, hai dovuto emigrare all’estero per cercare occasioni ed interlocutori interessati a comprendere e promuovere la tua arte...Parlaci di questa esperienza...Ci sono stato momenti di sconforto che ti hanno fatto sentire meno il legame con il tuo paese d’origine?

Ho iniziato a prendere aerei con un biglietto di sola andata in Europa prettamente per curiosità, per la voglia di scoprire il mondo, dopodiché si sono aggiunte tutte le necessità: la lingua in primo luogo che ritengo sia essenziale quando sei all’estero dove all’inizio niente è semplice, dalle modalità di adattamento per viverci al cibo, gli orari, le medicine ecc. Ho vissuto a Londra, in Spagna, a New York, ad Hong Kong ed ultimamente spesso in Arabia Saudita. Gran parte del mio percorso artistico è stato svolto a New York, tra Astoria nel Queens, Williamsburg a Brooklyn e Soho a Manhattan: qui ho studiato, ho imparato l’inglese, ho perfino avuto successo insegnando loro come si fa un buon cappuccino. I momenti di sconforto quando sei lontano da casa sono praticamente quotidiani, ti viene da chiederti “cosa sto facendo?”, “perché non torno indietro?”, oltre a migliaia di fonti di ispirazione diverse che distolgono il tuo pensiero, dalla strada che hai intrapreso, ti destabilizzano sotto un punto di vista morale e psicologico. L’unico modo per poter guardare oltre è quello di voltarsi indietro e riuscire a vedere da dove sei venuto, quali sono le tue origini. Purtroppo avendo visitato paesi di diverse culture mi sono reso conto di tante cose che potrebbero cambiare nel nostro paese; viaggiando con il tempo ho iniziato a prendere consapevolezza di quello che sarebbe stato il mio stile, il mio design, tutto ciò è avvenuto proprio durante questo cammino. Adesso mi rendo conto che è stata dura ma all’estero quando propongo un progetto, quando mostro e parlo Del mio stile, del mio messaggio A qualsiasi persona la cui vita è legata all’arte trovo interesse e partecipazione e vorrei che questo accadesse anche nella nostra bellissima Italia.

Qui non posso far altro che ringraziare Francesca Callipari per aver recepito il messaggio e sposato il mio progetto: il progetto basato sul fatto che la oreficeria sia valorizzata al pari della scultura e della pittura . 

In virtù delle tue esperienze e dal momento che hai ben 28mila followers sui social, cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani che condividono la tua stessa passione e che come te desiderano affermarsi in questo settore?

Mi sento di dire ai ragazzi che studiano quest’arte che non si facciano prendere dallo sconforto, che prima di tutto devono fare una ricerca interiore perché possa emergere il proprio stile, il proprio design. Qui si parla di manualità: un orafo non ha mai la stessa manualità di un altro; lo stile di un orafo, come i volti e le impronte digitali, è sempre diverso. L’oreficeria racchiude caratteristiche legate all’architettura, alla scultura, al design oltre ovviamente allo studio al significato delle pietre preziose, all’importanza del pensiero legato all’amore di chi ti commissiona un’opera perché possa essere indossata in determinate occasioni. Può sembrare banale dire di poter indossare un’opera d’arte, ma in effetti è così, anche indossando un semplice anello purché questo si attenga alle tecniche di lavoro di un orafo. Ribadisco che il mio messaggio va alle gallerie d’arte, i futuri orafi sono persone che scelgono di legare inevitabilmente la propria vita all’arte, studiando oreficeria si studia storia dell’arte, si pratica la parte della scultura con tecniche ancor più complicate della semplice scultura,su marmo e bronzo; si lavora per dare un messaggio, un messaggio che duri nel tempo, di amore e di eternità. Ad orafi e artisti consiglio di cercare di trasmettere questa nostra arte al mondo, di imparare l’inglese e prendere più aerei possibili.

Questa collettiva ti dà la possibilità di promuovere la tua arte e al tempo stesso di lanciare un messaggio forte in difesa del “made in Italy” e dell’oreficeria, quest’ultima troppo spesso trasformata in un’attività di tipo industriale ma che in realtà è arte a tutti gli effetti.. Cosa pensi a tal proposito?

Come ho già ribadito anche lungo il corso di questa intervista l’oreficeria deve assolutamente entrare a far parte dell’Olimpo dell’arte. La globalizzazione tende a generalizzare: dai grossi brand di abbigliamento ed accessori nascono collane anelli, orecchini di tutti materiali possibili al di fuori dei metalli preziosi, tutti oggetti stampati, dall’acciaio alla plastica, con pietre finte, essenzialmente vetri prodotti in paesi dove la manodopera non ha nessun valore. Le major tendono ad infangare il nome vendendo come gioielli oggetti di nessun valore, spesso al prezzo di un piccolo gioiello fatto a mano da un artigiano orafo. Tutto questo non fa altro che impoverire ulteriormente le persone, non solo il portafoglio ma anche l’anima, perché un gioiello artigianale realizzato a mano secondo uno stile con tutte le caratteristiche attinenti all’orificeria, con una piccola pietra preziosa (anche piccolissima), acquisisce un valore intrinseco oltre al valore materiale. Ed è anche per questo motivo che io sono fermamente convinto che i gioielli realizzati da orefici che trovano se stessi con un proprio stile ed un proprio design, debbano essere inevitabilmente venduti e certificati dalle gallerie d’arte insieme a dipinti e sculture di grandi artisti. Questo è il mio lavoro e sino ad ora oltre a campare di buoni propositi ho dato anche grandi soddisfazioni a curatori e galleristi. In tal senso mi auguro che le gallerie prendano veramente a cuore questa idea e la riescano a portare avanti con forza.

Grazie mille Tommaso per questa intervista e  per aver accettato il mio invito a partecipare a questo evento. Invito tutti i lettori a seguirti su facebook e sul tuo sito personale:

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