ViscusoPasquale Viscuso maestro d’arte dall’abilità e dalla notorietà indiscussa, testimoniata da tutte le Enciclopedie nazionali ed estere che contengono il suo nome e da numerose collettive e personali di spessore, vive a Catania.

Terzo posto di merito per la pittura astratta al Certamen internazionale letterario e artistico sulle Cattedrali indetto dal critico d’arte Melinda Miceli per Ok arte Milano. Patrocini morali Luz Cultural Spagna, Globus Television e magazine, Templari Federiciani, Premio Donna Siciliana dell’anno, inserito all'interno della rassegna culturale internazionale Sarno città Festival Premio Ippogrifo d'oro, Oscar delle arti. Sponsor Enciclopedia d'arte italiana. Comitato scientifico composto da: l’ambasciatore Ray Bondin, il regista Stefano Reali, il critico Alberto Moioli direttore dell’Enciclopedia d’arte italiana, il Gran Maestro dei Templari Federiciani Corrado Armeri, il fisico nucleare Jacek Ciborowsk con presidente il Critico d’arte Melinda Miceli della quale riportiamo a seguire la recensione dell’opera premiata.

“Viscuso estrae dalla sua intuizione un proprio alfabeto primitivo, che proviene da un’indecifrabile linguaggio arcaico, mosso da un segno efficace che pulsa di un ritmo ancestrale avente il ruolo funzionale di renderlo fortemente contemporaneo. Nello svuotarsi del suo calligramma l’artista mette in scena l’accettazione volontaria e sapiente del caso all’interno di una sperimentazione visibile nelle cromie delle superfici, nelle vivaci tinte pastello, mai troppo sature che mostrano audaci segni intenti ad indagare il profilo ineffabile dello spazio e del tempo. Archetipi di principi immateriali e soffio vitale sono genialmente partecipi di un divenire figurativo in attesa di una definizione iconografica che sfugge in esiti estremamente trionfanti. Le variazioni sul tema si aprono a suggestioni filosofiche orientali, dove il gesto meditato e controllato come nelle calligrafie giapponesi fa emergere l’incontenibile ritmo di segni brevilinei che occupano tutta la tela alludendo al movimento della folla o della natura quasi osservate al microscopio.

Convive al contempo nelle maglie del dipinto quell’atteggiamento creativo che utilizza una pluralità di segni che si ripetono, si inseguono, si intersecano seguendo un ordine che resta oscuro “refrain” dell’inconscio, dei meccanismi arcani della psiche in un’aura mistica in cui la provocazione estetica e lo stupore dell’orfismo si fanno esperienza e meditazione sul mistero ultimo della vita. La suggestione prende forma sulla tela e dà vita ad un’alchimia di sfumature e gradazioni di colore, una cifra vivente, con una “grammatica” e una percezione dettagliata che conserva la sua doppia natura di indagine naturalistica e allusione simbolica e mette in fuga le conoscenze formali a favore di una danza emotiva e spirituale. Nella sua pittura lirica la funzione simbolica ed espressiva del colore evidenzia il suo mondo emotivo ed un atteggiamento poetico che trapela dai soggetti sulla tela, ispirato dalla relazione tra l’uomo e le forme. Il quadro si fa sinfonia musicale che racchiude il volto di esteriore delle espressioni interiori. Ad uno sfondo bianco di “silenzio primordiale” che via via sfuma in tonalità chiare tendenti all’azzurro, interagiscono diverse, linee e strutture che sembrano dar vita ad uno sciame cosmico luminoso con uno sviluppo obliquo.

Su questa grande tela, la tragica emozione dalla visione di un fuoco enorme viene fatta sfigurare tra apocalittici e disintegrati dietro l’apologia di una memoria comune millenaria. La Cattedrale per eccellenza si fa simbolo astratto di uno spazio interiore riposto dentro la storia. In questa trama segnica di un alfabeto estetizzante e smagliante di colori, sembra di trovare le tracce di un cimitero-tempio del regno cristiano di tutti i francesi di Luigi, il campanile che fa ombra al municipio, l’incoronazione di Napoleone, sentire il Te Deum e le campane e tutte le anime diverse di cui la cattedrale di Parigi riesce a farsi sintesi. Le basi storiche, teologiche e politiche del gotico e del regno cristiano emergono tra le sue vetrate e le sue geometrie di simboli brulicanti che sembrano tratteggiare un algoritmo medievale, con i cantoni a sesto acuto, con una sua melodia, gargoyle e aggiunte incluse. L’intento di ripensare il rapporto dello stato con le religioni è espresso in questa tela sulla strada di una nuova laicità attorno a un simbolo vivo di unità, emanante un messaggio che, dalle mura annerite della grande chiesa andata a fuoco, si irradia all’Europa continentale invitando a proiettare lo sguardo in avanti. Colpiti dalla bellezza della sua architettura, dai suoi tesori straordinari, il cambiamento del vocabolario figurativo cui siamo abituati, volgendo ad astratto, appare oggi come il più profondo dei trattati di pace dell’umanità.

Sta proprio nella struttura della figurazione in espansione ritmata e modulata da audaci segni, scandita dai colori matissiani puri, il messaggio altisonante, ovvero l’ omaggio al gotico di Notre Dame nell’opera di Pasquale Viscuso”.

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