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Muratcentoventidue Artecontemporanea My Mother, My Father an I Elisabetta Di Sopra, Irina Gabiani, Paola Gandolfi, Kaia Hugin, Debora Vrizzi

Il tema della famiglia costituisce un elemento fondamentale per quasi ogni artista, a volte per i suoi primi
passi, come background di partenza per la propria sperimentazione o la propria riflessione concettuale, a
volte nella sua evoluzione, per necessità autobiografiche o individuando nella famiglia una materia prima, un
fenomeno sociale e culturale che permette di mettere in campo una riflessione che unisce arte e vita.
In questa mostra vediamo le opere di cinque artiste Elisabetta Di Sopra, Irina Gabiani, Paola Gandolfi, Kaia
Hugin e Debora Vrizzi che permettono di investigare gli intricati territori dei ruoli di padre e madre e le
dinamiche e le strutture che definiscono il concetto di famiglia nel mondo contemporaneo.


I video, le fotografie e le installazioni in mostra affrontano e decostruiscono questo concetto, coniugando la
soggettività autobiografica di ogni artista con la ricerca di un significato collettivo, riflettendo su quei legami
culturali, morali, etici e biologici che definiscono e caratterizzano una famiglia.
La ricerca artistica di Elisabetta Di Sopra si esprime in particolar modo attraverso l’uso del linguaggio video
per indagare sulle dinamiche più sensibili della quotidianità e delle sue microstorie inespresse, dove il corpo
femminile assume spesso un ruolo centrale perché custode di una memoria e di un suo linguaggio espressivo.
Ci sono due nuclei fondamentali all'interno della sua pratica, uno incentrato sul rapporto tra corpo e materia,
l'altro su corpo e memoria, corrispondenti rispettivamente alla sua prima e seconda produzione video.
Nel video FAMILY l’artista riflette sulle dinamiche familiari al cui interno spesso si diventa ostaggio dell’altro.
Una contesa reciproca, dove la famiglia che dovrebbe essere un nido rassicurante diventa una gabbia che
imprigiona. Il secondo video Tempo di lettura 1938 – 2015 / Mio Padre è una delicata riflessione sulla figura
paterna. “La vita è come un libro -riflette l’artista- che si continua a sfogliare pagina dopo pagina, sperando
che non finisca mai. E invece, anche se non lo si conosce, esiste un tempo di lettura, che differisce da ciascuno
di noi. Quello di mio padre inizia nel 1938 e si conclude nel 2015, poco dopo il momento in cui ho pensato di
ritrarlo nella stessa posa di una sua foto da ragazzino assorto nella lettura. Gli estremi della sua vita scanditi
in 48 secondi, come se lui avesse avuto la necessità di ripercorrerla, allontanandosene.”
Irina Gabiani è un'artista italiana di origine georgiana, nata a Tbilisi (Georgia) nel 1971. Vive in Lussemburgo
dove si occupa di disegno, pittura, installazioni, video e performance.
L’Universo nella sua olistica essenza è al centro della ricerca di Irina Gabiani, influenzata dalla cultura e dalla
filosofia orientale, secondo la quale noi tutti apparteniamo ad un unico “grande organismo” immaginato
come una sorta di complicata catena dagli anelli correlati, del quale noi, e tutto quanto attorno a noi, siamo
parte.
Cercando di vedere oltre quanto possiamo percepire con i nostri occhi, l’artista ricerca le innumerevoli
somiglianze tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo all’interno della materia. Più conosciamo la
materia e ne capiamo la complessità che ci sfugge alla visione immediata e più l’infinitamente piccolo ci
conduce all’universo.

L’artista presenta il video “One Common Father”, basato sul testo dello scrittore georgiano Grigol Robakidze.
Il focus è l'eterna lotta tra due forze opposte (..Father - necessity,Child – freedom..) , e allo stesso tempo
l'unione universale al loro interno.
L’artista romana, Paola Gandolfi, attiva sulla scena artistica sin dagli anni ’70, lavora su diversi media, pur
rimanendo la pittura il suo linguaggio di riferimento. Fin dai suoi esordi si occupa del mondo e della figura
femminile, delle dinamiche psico-fisiche che ne definiscono l’identità, attingendo dall’inesauribile ricchezza
del mito e delle figure di donne che lo animano. Il suo lavoro è incentrato sull’esplorazione di luoghi
inaccessibili come l’inconscio femminile che tramite la sua pittura e la video animazione cerca di analizzare.
Il video La Recherche de ma Mère, costruito su elementi tratti dai dipinti dell'artista, mette in scena un
percorso profondo ma ironico alla ricerca dei luoghi simbolo della psiche femminile, attraversando ironia,
insicurezza, amore e sessualità, senso di delusione e aggressività. il lavoro dell’artista racconta la donna,
attingendo alla ricchezza inesauribile delle figure emblematiche provenienti dalla religione, come Maria
Maddalena e le sante, o dal mito, come Clitennestra e Elettra. L ’artista cerca così di rifondare un immaginario
al femminile, una genealogia che risale al mito primigenio della Madre.
In una quotidianità immaginaria, parti del corpo e della psiche si scindono e si ricompongono in un equilibrio
sempre nuovo, già oggetto della particolarissima ricerca dell’artista.
L’artista norvegese Kaia Hugin, esplorando in maniera trasversale la danza, la performance e la video arte,
lavora dal 2008 a una serie di video intitolata “Motholic Mobbles”, una riflessione su temi esistenziali
attraverso l’esplorazione del movimento e dello spazio. Nelle sue performance, cerca di comprendere quelle
esperienze corporee che facciamo nei nostri sogni, cercando di indagare situazioni che si pongono al confine
fra razionale e irrazionale. I suoi lavori ricordano i film d’avanguardia di una pioniera del cinema, Maya Deren,
che a metà del secolo scorso ha sperimentato combinazioni di film, coreografia e movimento con effetti
surreali e molto personali.
L’artista presenta una serie di cinque foto Sculpting and Modeling # 1 -5 che si ispirano al lavoro dell’artista
americano Bruce Nauman che da sempre esplora le possibilità performative dell’essere umano: la
camminata, la postura, la gestualità delle dita.
Kaia Hugin nelle sue sperimentazioni con la fotografia riprende gesti, situazioni ed attività quotidiane, che,
pur nella loro banalità, diventano oggetto di indagine - riflessione e soggetto artistico.
Debora Vrizzi è una videoartista e regista italiana. Come performer e cineasta, lavora da sempre con le
immagini, il movimento, la fotografia e il corpo per mettere in scena una riflessione sull’identità personale e

collettiva, a volte attraverso strutture semi-narrative, altre volte mediante una struttura simbolico-
concettuale, in altre ancora slittando verso la documentazione del reale e l’autobiografia. I suoi personali

progetti artistici seguono due strade: la prima è caratterizzata dal mettere in gioco il proprio corpo come
protagonista delle sue opere, le quali sono strutturate su un impianto prettamente cinematografico: i suoi
quadri viventi sono delle vere e proprie ‘mises en scène’. La seconda è apparentemente opposta poiché
l’artista sceglie di mettere in scena il cinema del reale.
Così l’artista a proposito del suo video “Family Portrait : ” Siedo, impolverata, ad un tavolo. La mia famiglia,
in piedi a fianco a me, soffia via la polvere che si è depositata sul mio corpo. Famiglia che ci nutre e ci divora.
Godiamo di questo duplice aspetto, fondamento dell’amore, contraddittorietà senza soluzione. Parlo dello
scorrere del tempo e degli affetti”.
Sede
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione
Sabato 23 ottobre, 2021, ore 19.00
Periodo
23 ottobre – 15 dicembre 2021
Orario di apertura
Lunedì, martedì e mercoledì solo su appuntamento
Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30
Info
3348714094 – 392.5985840
//info@muratcentoventidue.com">http://info@muratcentoventidue.com
http://www.muratcentoventidue.com
http://www.facebook.com/MuratcentoventidueArtecontemporanea
https://www.instagram.com/muratcentoventidue_bari

CV
Elisabetta Di Sopra was born in 1969 in Pordenone. She lives and works in Venice. She is currently the curator
of Maurizio Cosua video art competition, within the Francesco Pasinetti festival. She collaborates with Ca
‘Foscari University for the Short Film Festival in the promotion of video art, and with the Italian Cultural
Association Archivio Carlo Montanaro at Venice’s Fabbrica del Vedere as well.
Among her solo exhibition :2021- IL LIMITE, video installaton, National Archaeological Museum of Venice -
RITRATTO DI ANNA PONTI. TRE VITE IN UNA, Ateneo Veneto, Venice ; CHILD ABUSE, Film exhibition of
contemporary art curated by curated by Eleonora Frattarol-Collectif -2020- Segrete tracce di memoria XII ed.
curated by Virginia Monteverde, Ducal Palace. Genoa ;Trentatrè Stelline, curated by Valentina Tebala, Angela

Pellicanò, Paola Miriam Russo. PICO, Palace of Culture. Reggio Calabria; LINKS, Etherea Art Gallery, Genova-
2019- CEILINGS MEDEA. VOCI |Teatro Comunale di Catanzaro curated by Giovanni Carpanzano;THE CARE,

MACROAsilo – Museum of Contemporary Art Roma; THE CARE, galleria Muratcentoventodue, Bari- I Am my
Body, I Am my Memory, ACTION HYBRIDE; Officine Forte Marghera – Venice – Corpsinvisibles; Théâtre de
Verre Co-Arter; ACTION HYBRIDE · Paris, France ;Libere tutte- curated by Daniele Capra e Giuseppe Frangi.
Casa Testori Novate Milanese;Collectif, ACTION HYBRIDE. Projection de vidéos, Parigi- 2018: PIETAS, curated
by Daniele Capra, Galleria Bugno, Venezia; Autoritratto, MACROAsilo, Roma; #liberadiesseredonna, Verdi
Theater, Pordenone; i 2017: Possibili Sensi, curated by Chiara Tavella, Galleria PArCo, Pordenone; in 2015
Temporary, curated by Giulia Bortoluzzi, galleria 3D, Venezia ; Among her group exhibition: in 2018 ,Body
concrete, curated by Laura Gottlob, Museoteatro della Commenda, Genova; Restless Waters, Italian
Videoart, curated by Silvia Grandi, Perama (G); Videoart Yearbook, curated Renato Barilli, Guido Bartorelli,
Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Dams, Bologna; in 2017 Karachi Biennale,
curated by Paolo De Grandis, Karachi (PK); in 2016 Le stanze dei frammenti, curated by Simona Caramia,
Museo Marca, Catanzaro; in 2015 Body Interference, curated by Laura Carlotta Gottlob, Künstlerhaus, Wien,
; in 2014 Recto/Verso, curated by Ilaria Marghutti, CasermaArcheologica, Sansepolcro (Ar); in 2013 100x100=
900 Project, Zeta Center for Contemporary Art, Tirana (AL); Who controls the controllers?, curated by
Francesco Lucifera, Galleria Clou, Ragusa; Body in abstraction, curated by Laura Carlotta Gottlob, St John's

College, Oxford (UK); Hetero Q.B., curated by Emilia Tavares e Paula Roush, Museu Nacional de Arte
Contemporânea do Chiado, Lisbona (P); Premio Terna 05, curated by Cristiana Collu e Gianluca Marziani,
Roma; in 2012 Videospritz (con Igor Imhoff), curated by Paola Bristot e Daniele Capra, Studio Tommaseo,
Trieste; De rerum natura, curated by Daniele Capra, Lab 610 XL, Sovramonte (Bl); Norme per la rivoluzione,
Rassegna di videoarte, curated by Bruno Di Marino, Volksbühne, Berlino (D); Idrografie, curated by Chiara
Tavella, ex convento di San Francesco, Pordenone; Arsprima, Rassegna di videoarte, curated by
AlessandroTrabucco, Nur Gallery, Milano; Per-Lumina, curated by Luigi Viola, Palazzo dei Battuti, San Vito al
Tagliamento (Pn); Let the body play, curated by Daniela Santellani, Katia Baraldi, Galleria Jarach, Venice.
Irina Gabiani is an Italian artist of Georgian origin, born in Tbilisi (Georgia) in 1971. She lives in Luxembourg
where she works with drawing, painting, installation, video and performance.
After completing the School of art in Tbilisi in 1990, Irina Gabiani studied at the Academy of Art in Tbilisi and
moved afterwards to Amsterdam where she studied at the Gerrit Rietveld Academy of Art until 1994.
Her works have been exhibited world-wide in more than 40 countries.In 2011, Irina Gabiani participated to
the Venice Biennale. Recent personal exhibitions include: Théâtre Intérieur, Galerie PJ, Metz, France (2021);
Game without rules, Gian Marco Casini Gallery, Livorno, Italy and Across the Universe, Raffaella De Chirico
Arte Contemporanea, Turin, Italy (2019); The end is your choice, Nosbaum Reding Projects, Luxembourg
(2018); Unrolling the human body, Bannanefabrik, Luxembourg (2017); Unrolling the Universe, Georgian
National Museum, Tbilisi, Georgia (2016); Micro e macro cosmi, Galleria Giampiero Biasutti, Torino, Italy
(2015).
Her videos have been exhibited in many solo exhibitions (such as at the Georgian National Museum, the
Rustaveli Theater, and the Pantomime Theater in Tbilisi – Georgia and the Conservatorio di Milano) and
several video projects and festivals held at Museums and public Institutions, including Time is Love, Cologne
Off, Video Dia Loghi, Festinova, Human Emotion Project, Artisterium etc.
Paola Gandolfi was born in Rome and studied in Bologna. In 1980s, she came back to Rome, where she still
lives and works. The artist has exhibited in many exhibitions in Italy and abroad and she has presented her
works at many film festivals in Italy and abroad; below is a selection of personal exhibitions and collective
ones she took part in: (2018), Fuori Posto, MUSIA, Rome; (2018) Presentation of the video Macchina Madre,
Studio Leander Kaiser, Vienna; (2018) Scorribanda. Sessanta anni dell’Attico di Fabio Sargentini, La Galleria
Nazionale, Rome; (2017) Le storie del cinema d’artista –presentation of Macchina Madre, MAXXI, Rome;
(2017) Illuminazioni, Galleria Alessandro Bagnai, Foiano del Chianti; (2017); Intime for temporal changes was
presented at the Film Festival in Pesaro in the “short film” section; (2017) Paola Gandolfi, Galleria MITOBCN,
Barcellona; (2017) Esplorazioni Ostinate, Galerie Elisabeth Michitisch,Wien; (2014) Presentation of La
Recherche de ma mère - Festival del cinema di Pesaro “il mouse e la matita”; (2013) Immagine mutante –
sperimental films – presentation of La Recherce de ma mère and Macchina Madre, MACRO Museum, Rome;
(2012) Participation with Macchina Madre at Roma Europa Festival-DIGITAL LIFE, Macro Testaccio, Rome;
(2010) Sindrome, Galleria Vigato, Alessandria; (2007) Paola Gandolfi, Museum of Bratislava, Bratislava,
Slovacchia; (2007) Macchina Madre, Galleria Daniele Ugolini, Florence; (2006) presentation of the video La
Recherce de ma mère, Casa delle Letterature Rome; (2007) Sinapsi, Galleria MITOBCN, Barcellona; in 2005
the artist was invited to the second Internation Biennal of Beijingand she was selected to take part to an
exhibition dedicated to the Voiker W. Feierabend collection at MARTMuseum in Rovereto; (2003) Esercizi di
equilibrio, Galleria La Vetrina di Elisabetta Giovagnoni; in 2003 with the video installation La recherche da ma
mère, the artist took part to the 60th International Film Exhibition in Venice in “newterritories”section;
(1999) Frammenti di Orestiade, Temple University, Rome; (1996) Paola Gandolfi, Monique Knowlton Gallery,
New York, NY; in 1995 she had a solo show sectionat the Italian Pavilion of the Venice Biennal; (1989)
Solitudine Riflessa, Galleria Ausoni, Rome; (1995) Solo show at Palazzo Brancaccio -Galleria Architettura Arte

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