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Gaudenzio Ferrari in una mostra diffusa nei luoghi della sua attività

gaudenzio Chiusura 01/07/2018
di Stefano Pariani
E' una mostra importante quella che si sta svolgendo in questo periodo su uno dei grandi protagonisti dell'arte rinascimentale cinquecentesca, a volte dimenticato in percorsi piuttosto sommari che privilegiano artisti a lui contemporanei come Leonardo, Raffaello o Michelangelo. Eppure Gaudenzio Ferrari (Valduggia, 1480 – Milano 1546) ebbe un ruolo notevole nel processo di maturazione del Rinascimento lombardo-piemontese, proponendo soluzioni personalissime e originali: questa mostra torna finalmente a far luce sull'itinerario creativo dell'artista nato tra le valli della Valsesia, la cui attività si articolò principalmente nella pianura vercellese e novarese, per poi concludersi a Milano.
Sedi varie
Inaugurazione 23/03/2018
Sedi varie mappa  01/07/2018
Si tratta di una mostra diffusa, che si snoda in tre luoghi distinti e prosegue negli edifici religiosi del territorio che ospitano opere di Gaudenzio, creando così un tessuto dialogico interessantissimo di un centinaio di opere in tutto. Seguendo un percorso cronologico, la mostra presenta alla Pinacoteca di Varallo le opere giovanili dell'artista, mentre a Vercelli, nella suggestiva sede espositiva “Arca”, sono esposti i lavori della maturità e al Broletto di Novara gli ultimi dieci anni di attività di Gaudenzio.

A Varallo si seguono i primi lavori che mostrano i tratti di una formazione avvenuta in ambito piemontese, sulle orme di Martino Spanzotti (1475 ca – 1523), ma attenta anche alle novità del Ducato di Milano, da cui la Valsesia a quei tempi dipendeva, dove Gaudenzio dovette effettuare un apprendistato che tenne conto di artisti come Vincenzo Foppa, Leonardo e Bramante. Dopo alcune opere che fanno da premessa al primo Gaudenzio, tra cui un gruppo ligneo raffigurante il “Compianto sul Cristo morto” (1486-1493) di Giovanni Ambrogio e Giovanni Pietro De Donati, spiccano nel percorso espositivo due polittici di notevole importanza: il “Polittico di Sant'Anna” (1508), ricomposto per l'occasione con i pannelli della Sabauda di Torino e della National Gallery di Londra, e il Polittico della Collegiata di Arona (1510). Entrambi introducono novità nell'arte di Gaudenzio dopo il suo viaggio nel centro Italia e a Roma, con apporti che vengono dal Perugino e forse anche da Raffaello, ma personalissimi sono il senso narrativo delle scene, la serena quotidianità e l'umanità dei personaggi.

Luminoso nei suoi delicatissimi colori e nel volto che pare di porcellana, i capelli arricciati e mossi, è un “Angelo annunciante”, restaurato appositamente per la mostra. Tappa obbligata a Varallo il grande affresco della Chiesa di Santa Maria delle Grazie (1513), suddiviso in tanti riquadri sulla “Vita e la Passione di Cristo”, con al centro la monumentale “Crocefissione”, uno dei soggetti preferiti del Ferrari. Ormai in possesso di una cifra stilistica personale e aperto agli influssi della pittura nordica, realizza scene piene di vita e vivacità narrativa, presentate come uno spettacolo teatrale. E il discorso prosegue con gli affreschi e le sculture del Sacro Monte di Varallo, il “gran teatro montano” come ebbe a definirlo Giovanni Testori, a cui Gaudenzio attese negli anni '20 del Cinquecento realizzando alcune cappelle, tutte animate da una sincera suggestione religiosa.

La suggestiva chiesa gotica di San Marco a Vercelli, sconsacrata da anni (è stata anche mercato cittadino) ed oggi sede del polo espositivo “Arca”, è il luogo che ospita una quarantina di opere della maturità di Gaudenzio. Dalla metà degli anni Venti l'artista è in Valtellina, forse per sfuggire ad un'ondata di peste che colpisce la pianura padana, e torna in Piemonte attorno al 1529, quando fa il suo ingresso a Vercelli. Qui lavora principalmente per il territorio, spingendosi fino alla vicina Casale Monferrato. Il percorso espositivo vercellese mette in luce questi anni intensi dell'attività del maestro: accanto a prestiti da chiese e collezioni private, troviamo dipinti provenienti da importanti sedi, come l'”Adorazione del Bambino” (1530) del Ringling Museum of Art di Sarasota (Florida), che immerge la scena sacra in una dolce e silenziosa natura, con degli affettuosissimi puttini che accudiscono teneramente un luminoso Gesù Bambino.

Altro pezzo importante dell'esposizione è un'intensa “Pietà” (1535) proveniente dal Museo di Belle Arti di Budapest: sulla tela, totalmente “occupata” dai personaggi che quasi faticano ad entrarvi, campeggia al centro il corpo di Cristo, che ha su di sè il livore della morte, attorniato dalla Madonna e dagli altri dolenti, accesi da colori luminosi che li distaccano dal fondo scuro. Straordinario il contrasto del colore del corpo con la barba e i capelli biondo-rossicci di Cristo, che conferiscono una tipica luce a molti altri volti gaudenziani.

Anche la città di Vercelli si presta ad un vivace dialogo con la mostra, infatti non lontana dall'esposizione sorge la Chiesa di San Cristoforo che conserva affreschi, tra le più importanti testimonianze della presenza dell'artista in città. Si tratta delle “Storie della Vergine e della Maddalena”, raccontate con serena quotidianità (“Nascita della Vergine”), e la cupa, grandiosa, “Crocefissione”, dove torna quel “fare teatrale” nella tumultuosa folla di personaggi e angeli che anima il dipinto.

Per seguire gli ultimi anni di produzione di Gaudenzio, occorre spostarsi nella vicina Novara, dove il Broletto cittadino ospita una selezione di opere realizzate nel periodo milanese. Gaudenzio giunge a Milano attorno al 1537 e apre una sua bottega nella zona di Porta Romana, dove lavora affiancato da aiuti. Sono gli anni del dilagante Manierismo e il maestro si adegua al gusto delle figure allungate e muscolose, senza tuttavia perdere la sua vena tenera e affettuosa. La pala dello “Sposalizio mistico di Santa Caterina” (1530-34), proveniente dal Duomo di Novara, è una sorta di biglietto da visita per Milano, in cui accanto alla dolcezza e al lirismo della scena le figure cominciano ad allungarsi; anche il vivace Bambino sulle gambe della Vergine ha il torso lungo e gambe guizzanti. Le altre opere in mostra provengono da alcune celebri chiese milanesi per le quali Gaudenzio lavora: il “Battesimo di Cristo” (1540-41), realizzato per Santa Maria presso San Celso, mostra la scena immersa nella natura, dove le montagne sullo sfondo sono probabilmente un ricordo della sua Valsesia, mentre il “San Gerolamo penitente” (1545-46), per la chiesa di San Giorgio al Palazzo, mostra echi leonardeschi per l'antro roccioso e le montagne sfumate che si vedono da una finestra.

Sono invece un prestito della Pinacoteca di Brera, ma originariamente erano collocati nella chiesa milanese di Santa Maria della Pace, gli affreschi con le “Storie della vita di Anna, Gioacchino e Maria”, dove le scene sono sapientemente narrate con la vivacità tipica di Gaudenzio ed una vena di affettività quotidiana (“Visitazione”, “Lamento di Anna con una serva”). Chiude il percorso gaudenziano il “Cenacolo bellissimo”, come lo definì Vasari, un' “Ultima cena” realizzata per la Chiesa di Santa Maria della Passione, opera che rimase incompiuta in bottega per la morte dell'artista il 31 gennaio 1546 e portata a termine dal collaboratore Giovan Battista Della Cerva. Il dipinto, sapientemente orchestrato nel gioco di colori, nei movimenti e nei moti dell'animo degli apostoli, fu molto imitato negli anni immediatamente successivi da altri artisti, come Bernardino Lanino e Raffaele Crespi, esposti in mostra accanto all'opera del Ferrari, e rivela come fino all'ultimo Gaudenzio seppe mettersi in gioco e rilanciarsi come artista, anche negli anni estremi della sua attività. Usciti dal Broletto, l'itinerario gaudenziano può concludersi nella Basilica di San Gaudenzio, simbolo di Novara con la sua svettante cupola antonelliana, dove ha sede il “Polittico della Natività” (1514-21).


L’esposizione, chiara nel suo sviluppo, negli essenziali pannelli esplicativi e nell'allestimento, è curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, mentre l’organizzazione è affidata all’Associazione Abbonamento Musei.it insieme al Comune e Pinacoteca di Varallo e ai Comuni di Novara e Vercelli. Il ricco catalogo della mostra si profila come strumento indispensabile per fare nuova luce ed aprire nuove strade per la lettura e la comprensione delle opere di un artista che torna a risplendere nei luoghi che lo hanno visto protagonista per buona parte della sua carriera.

Il Rinacimento di Gaudenzio Ferrari
24 marzo – 1 luglio 2018
fino al 16 settembre 2018 a Varallo
Varallo, Palazzo dei Musei – Pinacoteca, Via don Pietro Calderini, 25
Vercelli, Arca, Piazza San Marco, 1
Novara, Broletto – Sala dell'Arengo, Via Fratelli Rossetti, 20
martedì-domenica h 10 – 18
www.gaudenzioferrari.it

 
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