OK   ARTE . eu . it . net

Due capolavori di Mantegna e Raffaello conservati a Brera

di Stefano Pariani
Due grandi mostre dedicate a due delle personalità più rilevanti del Rinascimento italiano sono attualmente chiuse per l'emergenza che il nostro paese sta vivendo in questi giorni: “Andrea Mantegna – Rivivere l'antico, costruire il moderno” a Palazzo Madama a Torino (12 dicembre 2019 – 4 maggio 2020) e “Raffaello” presso le Scuderie del Quirinale a Roma (5 marzo – 2 giugno 2020).
Via Brera, 28 Milano mappa
Due grandi mostre dedicate a due delle personalità più rilevanti del Rinascimento italiano sono attualmente chiuse per l'emergenza che il nostro paese sta vivendo in questi giorni: “Andrea Mantegna – Rivivere l'antico, costruire il moderno” a Palazzo Madama a Torino (12 dicembre 2019 – 4 maggio 2020) e “Raffaello” presso le Scuderie del Quirinale a Roma (5 marzo – 2 giugno 2020). Mentre pare certa la proroga delle due esposizioni, si presenta l'occasione per riflettere su due celebri capolavori di entrambi i maestri conservati alla Pinacoteca di Brera a Milano, il “Cristo morto” di Mantegna e lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello.

L'opera di Mantegna è tra le più drammatiche e rivoluzionarie del Rinascimento, con il Cristo deposto visto di scorcio, il colore livido della pelle, la viva e presente sensazione della morte e quei fori che dilaniano la carne alle mani e ai piedi, che sembrano fuoriuscire dalla tela e venire verso di noi. Una visione che quasi provoca sgomento. Privo di retorica e di pietismo, il dipinto ci pone davanti al silenzio sovrumano della morte, neppure scalfito dal drammatico lamento di tre dolenti (si riconoscono Maria e San Giovanni) che si affacciano sulla sinistra coi volti scavati e induriti, come solo Mantegna sapeva fare, senza nulla indulgere ad una qualsiasi ricerca di bellezza ideale. Un pianto struggente eppure, in qualche modo, “contenuto”, che nulla toglie alla solennità dell'intero dipinto.

Mantegna si trovava a Mantova quando eseguì il “Cristo morto”, o “Cristo in scurto” come è ricordato nelle carte dell'epoca, la cui destinazione doveva essere la devozione privata, ma la data d'esecuzione è ancora dibattuta: si ritiene che vi abbia lavorato nel nono decennio del '400, dopo gli affreschi della “Camera degli Sposi” (1465-1474) e in un momento particolarmente doloroso della sua vita, segnato dalla perdita di due figli. La meditazione sulla veduta di scorcio, che era giocosa nei puttini dell'oculo affrescato sul soffitto della “Camera degli Sposi”, diventa estrema e si fa dramma nel “Cristo morto”.

Poco prima della morte di Mantegna, avvenuta nel 1506, un giovane Raffaello firmava e datava 1504 lo “Sposalizio della Vergine” per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, dando dimostrazione di aver assimilato la rigorosa prospettiva quattrocentesca e aprendosi alle nuove conquiste del nuovo secolo. In primo piano l'unione in matrimonio tra Maria e Giuseppe viene rappresentata con eleganza e delicatezza; il dito di Maria e l'anello nella mano di Giuseppe si stanno congiungendo, collocati all'esatta metà della composizione; ai lati i personaggi disposti a semicerchio assistono silenziosi all'evento. Il gruppo maschile che accompagna Giuseppe raffigura i pretendenti di Maria, ai quali, secondo i Vangeli apocrifi, era stato dato un ramo secco e solo uno sarebbe fiorito per volontà divina. La solennità composta e classicheggiante della scena è, in qualche modo, interrotta dal gesto del giovane che spezza col ginocchio il ramo non fiorito, ormai inutile per l'ambito matrimonio.

Sullo sfondo un tempio a pianta centrale e dall'arioso loggiato ricorda il Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante a Roma e la sua scalinata pare aprirsi e proseguire verso la scena del matrimonio con una pavimentazione rigorosissima e prospettica, dove piccoli gruppi di uomini dialogano e passeggiano. Un raccordo ideale tra la scena sacra, voluta da Dio, e l'architettura creata dall'uomo, tra l'altro aggiornata sui coevi moduli a pianta centrale di Leonardo e Bramante. E' un Raffaello poco più che ventenne quello dello “Sposalizio”, ma già in pieno possesso di una qualità artistica che lo avrebbe portato da lì a poco a diventare il pittore più richiesto nella Roma papale.

I due capolavori di Brera si presentano come lo spunto per una riflessione sulle personalità di Mantegna e Raffaello, in attesa di una prossima riapertura delle rispettive mostre. Nel frattempo si possono consultare i siti delle due esposizioni, dove si trovano selezioni di opere e alcuni video particolarmente interessanti dei percorsi espositivi (www.palazzomadamatorino.it e www.scuderiequirinale.it).





 
Due capolavori di Mantegna e Raffaello conservati a BreraPartecipa al gruppo facebook OK ARTE - Artisti Costruttori di Pace
 
Pin It

 GRUPPO FACEBOOK ARTISTI COSTRUTTORI DI PACE

Viaggio nell'Arte con Francesca Bellola

Rikke Laursen

JEvents - Calendar Module

April 2024
M T W T F S S
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30

Puoi accedere su www.okarte.it con una tua password e dopo l'approvazione della registrazione puoi inserire nel sito articoli e foto. Cordiali saluti, Redazione OK ARTE

Ricordami

Questo sito rispetta la "Protezione dei dati personali GDPR - General Data Protection Regulation, Reg. UE 2016/679"

Visita Pavia in 5 minuti

La Certosa di Milano