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MUDEC – Museo delle Culture presenta l’installazione Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo di Adrian Paci

 A cura di Katya Inozemtseva e Sara Rizzo
 MUDEC– Agorà

27 novembre 2024 – 21 settembre 2025

 La stagione espositiva 2024-25 del MUDEC affronta da una nuova prospettiva un tema centrale per il Museo delle Culture: quello del viaggio.

La mostra della primavera, da due anni appuntamento immancabile nel palinsesto culturale di Milano, sarà infatti “Travelogue. Storie di viaggi, migrazioni e diaspore”. L’esposizione sarà inaugurata nel marzo 2025 e viene, come di consueto, anticipata nel 2024 da un progetto site-specific che verrà ospitato nel cuore dell’Agorà, a cura di Sara Rizzo e Katya Inozemtseva con il supporto di 24 Ore Cultura e con Fondazione Deloitte come Institutional Partner.

Si intitola “Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo” l’installazione dell’artista Adrian Paci, che da mercoledì 27 novembre accoglierà i visitatori del MUDEC nelle sue monumentali dimensioni e con i suoi molteplici spunti di riflessione.

Adrian Paci immagina l’Agorà trasformata da chiaroscuri azzurro verdastri che evocano i colori del mare. L’intervento dell’artista interpreta infatti come un grande specchio d’acqua lo spazio iconico progettato da Chipperfield, la cui forma organica rimanda di per sé a un’onda.

La texture di questi azzurri richiama i retini tipografici delle immagini stampate sui giornali. Si tratta di immagini associate a notizie tragiche, come i naufragi che raccontano di vite spezzate nel tentativo di attraversare i mari. Queste fotografie di cronaca vengono ingrandite fino a cancellare ogni connotazione informativa e applicate sulle vetrate dell’Agorà, trasformandola in un grande acquario carico di tragedie implicite. Un intervento artistico – quello di Adrian Paci al MUDEC - che sottolinea i limiti e l’impotenza dei media rispetto al peso tragico di tali esperienze.

 “Dopo le installazioni di Cory Arcangel e Mariana Castillo Deball, il MUDEC in collaborazione con 24Ore Cultura e Deloitte realizza una terza opera di scala monumentale riferita in questo caso al tema del viaggio migratorio e in particolare alle tragedie degli attraversamenti del Mediterraneo”. Così Marina Pugliese, Direttrice del Museo delle Culture, introduce il nuovo progetto espositivo di arte contemporanea. “Con Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo, Adrian Paci trasforma l'Agorà in una gigantesca superficie istoriata con frammenti di immagini di naufragi. Il pubblico si immerge e si perde in uno spazio azzurro in cui fluttuare e riflettere. Un'opera delicata e tragica al tempo stesso grazie a cui il Museo delle Culture ripensa un tema centrale per i musei etnografici”.

Le opere di Adrian Paci spesso affrontano la tematica della perdita e dell’abbandono della propria terra, esprimendo il ricordo e le esperienze dei migranti: una riflessione intima sulla condizione esistenziale di dislocazione e perdita, ma anche sulla riscoperta delle proprie origini. 

L’artista infatti esplora temi come l’esilio, l’identità, la memoria e la storia collettiva, spesso ispirandosi alla sua esperienza personale di migrazione dall’Albania all’Italia.

Attraverso l’utilizzo di tecniche diverse Paci crea dipinti, fotografie, sculture e video che esplorano le dinamiche sociali e politiche del nostro tempo; le sue opere celebrano la vita quotidiana con un’immediatezza unica.

Il mio non è un lavoro sul tema dell’immigrazione. Non credo all’arte su qualcosa”, sottolinea Paci, commentando la sua opera. “Penso che l’arte nasca da un incontro, un attraversamento che regala esperienze, fantasie, immagini, storie, suoni, forme (anche illusorie). Portare queste esperienze nel territorio della forma tattile dell’opera – continua l’artista – e far diventare il lavoro stesso fonte di una nuova esperienza sia estetica che di pensiero e riflessione è stata una delle preoccupazioni principali nel mio lavoro come artista”.

Quando Katya Inozemtseva e Sara Rizzo lo hanno invitato a concepire un intervento per l’atrio del MUDEC in relazione alla mostra Travelogue, Paci ha subito pensato alla specificità di tale spazio. Il fulcro architettonico del museo è infatti un luogo progettato con estrema cura, che avvolge con le sue curve e ci invita a guardare verso l’alto, immersi nel ritmo luminoso e pacifico della grande vetrata. Paci desidera che il suo intervento sia delicato ma profondo, capace di integrarsi con le caratteristiche dell’Agorà e, al contempo, di operare un significativo spostamento di significato.

Adrian Paci non ci mostra il disastro, né i sommersi e i salvati, sceglie piuttosto il dettaglio che accomuna tutte le storie raccontate, a volte protagonista della fotografia, altre relegato a sfondo: il mare. I tagli isolano un particolare poetico da un’immagine drammatica e restituiscono fuori scala la resa ruvida e granulosa della carta stampata, dove il retino diventa volutamente visibile, tratto distintivo della composizione” così Sara Rizzo, curatrice.

È possibile accostare l’installazione di Paci ai panorami, i grandi dipinti circolari in voga nell’Europa del XIX secolo. Questa volta però lo spazio immersivo documenta non un paesaggio reale ma politico, composto da 250 tessere che testimoniano la ricerca della libertà, la durezza della realtà, la riflessione etica di cui tutti facciamo parte”.

“Adrian Paci è stato uno dei primi a introdurre nella pratica artistica il viaggio/movimento, inteso come esperienza profonda ed esistenziale che cambia molte vite umane. I viaggi reali e simbolici, l'emigrazione, gli stati transitori dell'individuo e della società, i giochi della memoria personale e collettiva: tutto questo si trova al centro dell'attenzione di Paci. La sua arte è sempre rivolta alla contemporaneità, è profondamente politica, e in questo senso il progetto al MUDEC rappresenta di fatto una concentrazione del metodo di Paci” così Katya Inozemtseva, curatrice.

Chi è Adrian Paci

“1997, 28 marzo, Venerdì Santo: una piccola motovedetta partita da Valona carica di migranti viene speronata da una corvetta della Marina Italiana. Kater i Rades cola a picco nel Canale d’Otranto colpita dalla Sibila militare. 57 morti, 34 superstiti, 24 dispersi. 1997, 13 luglio: io, Melisa, Jolanda e Tea lasciamo l’Albania in aereo diretti verso Bari. Nei passaporti i visti turistici scadranno a breve ma la decisione è quella di rimanere in Italia. Jolanda ha tre anni, Tea nove mesi.”

Adrian Paci, nato a Scutari, Albania, nel 1969, è un artista di fama internazionale che vive e lavora tra Milano e Shkodër.  Tra le sue mostre personali più significative si annoverano quelle al Jeu de Paume di Parigi, al PAC di Milano, al MAC di Montréal e al MoMA PS1 di New YorkHa partecipato a numerose biennali internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, la Biennale di Sydney e Manifesta 14 in Kosovo.

Palinsesto

L’installazione sarà infine accompagnata da un palinsesto di eventi a partire da novembre 2024, per approfondire i temi dell’opera.

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Rikke Laursen

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