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Elogio della pittura olandese: il Metropolitan di New York mette in mostra i suoi capolavori

Olandesi a New York
Chiusura 04/10/2020
di Stefano Pariani
Il fascino della pittura olandese nel suo periodo di massimo splendore, il Seicento: gli interni, i ritratti, le scene del vissuto quotidiano, le nature morte nella stesura vibrante del colore che fu cifra stilistica di molti artisti olandesi di quell'epoca.
Fifth Avenue - New York mappa
Inaugurazione 16/10/2019
Il fascino della pittura olandese nel suo periodo di massimo splendore, il Seicento: gli interni, i ritratti, le scene del vissuto quotidiano, le nature morte nella stesura vibrante del colore che fu cifra stilistica di molti artisti olandesi di quell'epoca. Il Metropolitan Museum di New York rende omaggio a questa stagione d'oro dell'arte olandese attraverso una mostra con più di sessanta dipinti della propria collezione e sarà visitabile fino all'ottobre dell'anno prossimo. Il titolo “In Praise of Painting” prende origine da un celebre testo seicentesco olandese, “Elogio della pittura” di Philips Angel, che esponeva i principi e le novità dell'arte pittorica del suo tempo.

Dopo la rivolta protestante contro la dominazione della Spagna cattolica durata diversi decenni, in Olanda si aprì nel Seicento una nuova strada per gli artisti, non più vincolati alle commissioni di chiesa o di corte, e presero vita nuovi generi che si diffusero presto in Europa. Si indagava soprattutto la vita nei suoi aspetti più quotidiani e minuti, gli interni di dimore, ma anche di taverne e il lavoro della gente comune in nome del realismo.

Rembrandt è l'artista di spicco della mostra, presente con diversi dipinti appartenenti a vari generi, tra cui “Betsabea al bagno” (1643), “Aristotele con il busto di Omero” (1653) e “Flora” (1654). La Flora di Rembrandt, lungi dall'essere l'immagine di una dea di astratta bellezza, ha le sembianze di una donna vestita con un semplice abito bianco, un grembiule ricco di fiori ed un cappello nero adornato con foglie. Il volto, ritratto di profilo e dall'aspetto mite, è estremamente realistico e si ritiene che la dea abbia le fattezze della moglie di Rembrandt, che già aveva utilizzato come modella per altri dipinti. Colori caldi e vibranti sono presenti nell'enigmatico e solenne Aristotele, riccamente abbigliato alla moda dell'epoca, che poggia la sua mano sulla testa del busto di Omero, mentre dalla catena d'oro che indossa pende un medaglione raffigurante Alessandro Magno, suo celebre allievo. Una riflessione sui grandi uomini dell'antichità classica e sulla loro eredità che si prolunga nel tempo. Rembrandt dipinse l'opera per il nobile siciliano Antonio Ruffo e, dopo vari “passaggi di proprietà”, fu acquistata dal Metropolitan nel 1961 ad una cifra fra le più alte mai pagate fino allora.

La sezione sugli interni domestici e sul lavoro delle donne è tra le più interessanti della mostra e restituisce un genuino spaccato della vita di tutti i giorni nella tranquillità delle dimore olandesi. Donne che diventano protagoniste di dipinti, senza essere sante, dee o nobildonne. “Donna con brocca d'acqua” di Vermeer (1664) mostra l'interno di un'agiata casa borghese con dettagli particolari, come la brocca d'argento, il ricco tappeto rosso che adorna la tavola e una scatola da cui fuoriesce una collana di perle. Una donna dal tipico costume olandese apre una finestra facendo entrare un'intensa luce che pare mattutina e illumina gli interni. Ancora Vermeer in “Giovane donna assopita” (1657) ritrae una serva mentre dorme col gomito appoggiato su di una tavola rivestita di un prezioso tappeto. Sembra sia appena stato consumato un pasto; ci sono ancora un piatto di frutta, due brocche e un bicchiere di vino quasi vuoto. L'impressione di chi guarda è quella di essere entrato furtivamente in una casa silenziosa, dove la serva, stanca per il lavoro o più probabilmente in preda all'ebbrezza dopo aver bevuto il vino (le gote sono arrossate), riposa incurante delle proprie faccende. Vermeer non esprime biasimo o giudizi sulla giovane domestica, indaga piuttosto gli interni, la luce e le preziosità cromatiche del tappeto e della veste rossa della ragazza. E' sempre una giovanissima serva la protagonista di una tela di Nicolaes Maes, allievo di Rembrandt, ritratta mentre sbuccia diligentemente mele che tiene in grembo in un interno domestico dalla luce fioca (“Giovane che pela mele”, 1655), mentre Pieter de Hooch con “Interno con una giovane coppia” (1665) rende la quiete della vita coniugale quasi come un'istantanea. Un cagnolino guarda il padrone di casa, che si rivolge a lui divertito allungando il braccio, mentre la moglie davanti ad una luminosa finestra aperta si gira verso di noi.

Tra i numerosi dipinti spiccano alcune scene di particolare vivacità, come “Festaioli al Carnevale” (1616/17) di Frans Hals, immagine di una chiassosa combriccola che festeggia il martedì grasso all'interno di una taverna. In questa folle “joie de vivre” la grossolana donna in primo piano, in realtà un uomo travestito, viene corteggiata da due uomini che le rivolgono chiare allusioni sessuali.
Non mancano vedute paesaggistiche, soggetti religiosi, come la “Sacra famiglia con pastori” (1616) di Jacob Jordaens di straordinaria intimità, o dipinti che riflettono sullo scorrere del tempo (“Natura morta con teschio” di Pieter Claesz, 1628).

La mostra è suddivisa in sezioni tematiche e, anche se l'allestimento non è estremamente curato, come si addice alle grandi esposizioni, rappresenta un'occasione importante per vedere riuniti assieme, fianco a fianco, tutti i capolavori olandesi del Metropolitan, altrimenti collocati in diverse sale. Ne esce una panoramica suggestiva di un'epoca, di un comune sentire e di uno spaccato di vita, che univa all'attenzione per i colori e per la luce profonde riflessioni sull'esistenza e sul quotidiano umano.
 
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