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MUDEC: tra Roy Lichtenstein e i mimetismi di Liu Bolin

artisti costruttori di pace
Chiusura 08/09/2019
di Clara Bartolini
La ricca primavera del Museo delle Culture offre una importante e significativa mostra di uno dei maestri del ventesimo secolo, e lo fa senza risparmio di energie. “Multiple Visions”, curata da Gianni Mercurio, propone 100 opere tra prints, sculture, arazzi, e una vasta selezione di editions provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private di tutto il mondo, oltre a video e fotografie.
via Tortona, 56 Milano mappa
Inaugurazione 01/05/2019
La ricca primavera del Museo delle Culture offre una importante e significativa mostra di uno dei maestri del ventesimo secolo, e lo fa senza risparmio di energie. “Multiple Visions”, dal 1 maggio fino al 8 settembre, curata da Gianni Mercurio, propone 100 opere tra prints, sculture, arazzi, e una vasta selezione di editions provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private di tutto il mondo, oltre a video e fotografie.

Tanti i temi trattati da Roy Lichtenstein e proposti in un'ampia carrellata sulla costruzione e decostruzione dell'immagine, elemento fondante del lavoro dell'artista americano. Dalla nascita degli Stati Uniti ai tempi del Far West, con le digressioni etnografiche sugli indiani d'America, e ancora il tema dell'economia, il paesaggio, l'amore per l'oggetto stampato, i volti, il femminile, i corpi realizzati col nastro adesivo. I paesaggi orientaleggianti. Un percorso chiarificatore, ben tematizzato, che procede con una visione storico-artistica dell'arte americana del '900 e della stampa e le sue possibilità di riproduzione che ben si agganciano e rappresentano il tema socio-culturale dell'epoca dei consumi. Esaustiva e affascinante questa mostra, si avvale anche di molte sculture di grande interesse e coinvolge in ogni sala. Da non perdere assolutamente, per apprezzare e capire.

Per la sezione fotografia, il Museo ci propone l'artista fotografo più mimetico del momento. “Visible Invisible”, il titolo della mostra dal 15 maggio al 15 settembre, curata da Beatrice Benedetti presenta 50 opere dell'artista. Liu Bolin ha viaggiato ovunque, immergendosi nelle icone dei paesi che ha visitato, diventandone parte, con le sue tute o abiti dipinti come il paesaggio o il monumento dietro di lui. L'artista, ormai famoso in tutto il mondo, propone luoghi emblematici, problematici, identità culturali nascoste o conosciute con le sue performance mimetiche. Lui stesso ci mostra come ognuno di noi sia cosa tra le cose, nascosto perché mimetizzato eppure esistente e visibile per chi voglia davvero vedere.

Una identificazione nel tutto molto orientale, una filosofia che però ha conquistato anche il mondo Occidentale per la sua pregnanza e i tanti significati sottesi, politici, sociali, esistenziali. Emblematica la sua opera Migrants, dove ha coinvolto altri performer, dei rifugiati in un centro di accoglienza in Sicilia. Una rappresentazione della spersonalizzazione dell'Io, sostituita dal volto della disperazione. Una mostra fotografica che fa riflettere sul senso di ognuno in questa società.
Foto: RL 3538, Reverie, 1965
 
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