Ultimi giorni di apertura della mostra (fino al 20 gennaio)
Visite guidate con Inti Ligabue e Conferenza del prof. Stefano De Martino,
sulle raffigurazioni di divinità nell'Anatolia antica. Interviene Annie Caubet.
“Merita di venire dall’altro capo del mondo per vederla” (Domenicale de Il Sole 24 Ore - 4 Novembre 2018)
In occasione della mostra
“IDOLI. Il potere dell’immagine”
Sabato 19 gennaio ore 11.00
Venezia, Palazzo Franchetti - Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti
CONFERENZA
“IL POTERE DELLE IMMAGINI: RAFFIGURAZIONI DI DIVINITÀ NELL'ANATOLIA ANTICA”
a cura del prof. Stefano De Martino
Si avvia a conclusione la mostra “IDOLI. Il potere dell’immagine”, promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue e allestita a Palazzo Loredan – Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti fino a domenica 20 gennaio.
Curata dalla Conservatrice Onoraria del Louvre, Annie Caubet - curatrice, oltre che della mostra, anche dell’importante catalogo edito da Skira -
l’esposizione, che raccoglie un centinaio di opere provenienti dai quattro angoli del globo, rappresentative delle prime esperienze di raffigurazione
si è rivelata finora uno
18.000 presenze nei primi tre mesi.
A coronare l’esposizione, in questi ultimi giorni di apertura, saranno due visite guidate gratuite – il 19 e il 20 gennaio - con Inti Ligabue,
Presidente della Fondazione che ha ideato e concepito la mostra
a partire dagli studi condotti
Sempre sabato 19 gennaio alle ore 11.00 invece, nel vicino Palazzo Franchetti,
la Fondazione Giancarlo Ligabue ha promosso un’importante conferenza che terrà il professor Stefano De Martino su
“Il Potere delle immagini: raffigurazioni di divinità nell’Anatolia antica”,
alla quale interverrà anche la stessa Annie Caubet.
Professore Ordinario di Anatolistica presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino e autore di uno dei saggi in catalogo,
il professor De Martino guiderà il pubblico alla scoperta degli Idoli provenienti da quella che Greci, Romani e Bizantini chiamavano Asia Minore,
quell’estremità peninsulare
Il racconto spazierà dunque dalle cosiddette statuette Killia, caratterizzate da un corpo reso schematicamente, alle figure
in argilla o metallo, riportate alla luce ad Alacahöyük in sepolture databili al Bronzo antico, sprigionanti una vitalità tanto peculiare da distinguerle nettamente da quelle egee e mesopotamiche, che, per quanto contemporanee, presentano caratteri di maggiore astrazione; ancora, dagli Idoli in alabastro rinvenuti a Kültepe – figure con corpo di forma circolare e dalla sessualità ambigua, idoli gravidi, androgini e itifallici al tempo stesso - alle statuette che presentano chiari segni di rottura intenzionale, forse legata all’esecuzione di rituali magici o riti di passaggio quali l’adolescenza o il matrimonio, a simboleggiare la rottura con la famiglia di origine e l’ingresso in una nuova fase della vita.
Una mostra, quella a Palazzo Loredan, caratterizzata dunque dal grande fascino esercitato dalle opere in esposizione – complice la cura posta nell’allestimento -
in cui il percorso didattico diviene un vero e proprio viaggio attraverso la storia dell’arte figurativa, spunto ideale per rintracciare trame nascoste
e scoprire le storie e i miti che hanno ispirato la loro creazione.
A testimoniare l’altissimo
rivista culturale inglese “Minerva”, dal magazine francese
“Madame Figaro” al bisettimanale statunitense “L’Italo Americano”).
“Merita di venire dall’altro capo del mondo per vederla”
ha scritto senza giri di parole la giornalista del “Sole 24 Ore” sull’inserto culturale del Domenicale, ove si definisce “
Opere tanto enigmatiche e intense nella loro semplicità, quelle esposte a Venezia, da suggerire - prendendo in prestito le parole dell’antropologa Patrizia Giancotti
sul “Corriere della Sera”- “la pienezza soddisfatta di una sospesa immobilità meditativa”.
Opere tanto antiche, eppure cosi moderne, con una “capacita’ di astrazione e sintesi figurativa capace di esprimere i concetti metafisici” da far pensare all’inviato de
“La Stampa” al grande Modigliani
Ampi servizi dunque, ma anche copertine dedicate all’esposizione - da “Archeo”,
a “Alias” de “Il Manifesto” fino a “Luoghi dell’Infinito”,