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Medardo Rosso La luce e la materia

Medardoredatto da Stefano Pariani: A distanza di quasi quarant'anni dall'ultima mostra (1979), Milano torna a dedicare ad uno dei suoi artisti d'adozione una rassegna che fa luce sulle sue opere fondamentali ed i suoi rapporti con l'arte europea. La mostra, allestita presso la GAM (Galleria d'Arte Moderna) e curata da Paola Zatti, si articola in quattro sezioni dove si ricostruisce l'iter artistico di Medardo Rosso (1858­1928) attraverso poche ma fondamentali opere dello scultore
torinese, attivo tra fine Ottocento e primi Novecento, che rivoluzionò la scultura italiana, liberandola da ogni forma di accademismo e aggiornandola anche sulle forme delle avanguardie storiche. Ad accogliere il visitatore le opere degli esordi realizzate a Milano, come “La ruffiana”: ancora iscrivibile nel solco della tradizione verista, rivela già i tratti più caratteristici dell'arte di Rosso, come l'attimo colto di una schietta risata da parte di una vecchina popolana.

In questo periodo Rosso presta ancora attenzione al Naturalismo e al senso dell'aneddoto, con uno sguardo particolare al mondo degli umili, del proletariato urbano, rinunciando ai temi storici, mitologici ed alle figure statiche. L'abbraccio di una mamma al suo bimbo che piange in “Aetas aurea” (1886) è un sentimento colto con tenerezza; “Il birichino” (1882), un bambino dal sorriso furbo, ritrae come un'istantanea uno spaccato di realismo sociale della Milano popolare; mentre “Il sacrestano” (1883) restituisce nella posa e nell'espressione ebbra del soggetto un sottile gusto per la beffa dagli accenti anticlericali. Se già queste prime opere mostrano dal punto di vista formale un lavoro di sottrazione del dettaglio ed una sensazione materica che sfiora l'impressione di un momento, le opere della seconda sezione sono ancora più sfuggenti nella definizione e si avvicinano in qualche modo alla pittura impressionista. Sono gli anni, non a caso, in cui Rosso si trasferisce a Parigi e stringe particolare amicizia con Rodin, il quale mostra per lo scultore italiano una grande ammirazione. Sono esposte opere come la “Bambina ridente” (1889), realizzata subito dopo l'arrivo a Parigi, dove il materiale utilizzato, cera su gesso, reca impressa tutta la transitorietà di un'immediata esplosione di riso e di gioia. L'avvicinamento alla pittura si fa particolarmente evidente nel “Bookmaker” (1894), presentato nella duplice versione in bronzo e cera, in cui la figura dialoga con la spazio e la luce naturale pare scivolare su di essa. Ancora in questa sala l'”Uomo che legge” (1894), nelle varianti in bronzo e cera, dove la figura pare progressivamente scomparire sotto l'effetto della luce, lasciando solo un'impressione di movimento a chi la osserva.Medardo In questi anni si fanno più stretti i rapporti artistici con Degas. Un enigmatico e sottilmente inquietante volto accoglie il visitatore nella successiva sala: si tratta di “Madame X”, realizzata nel 1896, ma esposta solo nel 1914 alla Biennale di Venezia.

Opera di straordinaria modernità, che anticipa il primitivismo e Modigliani, è una sorta di maschera di cui s'intravedono il naso e il sottile incavo degli occhi, dove Rosso pare aver raggiunto un'astrazione assoluta.

Nella stessa sezione “Enfant malade” (1895), in bronzo e cera, delicato ritratto dalla torsione elegantissima del collo. In questi anni Rosso comincia ad entrare in polemica con la cultura ufficiale francese, che gli preferirà Rodin per motivi di nazionalità. L'artista comincerà allora a farsi conoscere anche altrove in Europa, come in Germania, Austria e La quarta sezione presenta una delle ultime opere dello scultore, l'”Ecce puer” del 1906, ritratto del giovane figlio di Emil Mond, ricco industriale londinese presso cui Rosso soggiorna in quell'anno. Sia la versione in bronzo che quella in cera danno l'impressione di un attimo fuggente, dove i lineamenti del volto sono quasi apparizioni fantasmatiche da scoprire sotto la materia plasmata. L'itinerario si conclude con la monolitica “Madame Noblet”, moglie di un medico parigino collezionista e committente di Rosso. Opera dalla lunga gestazione, che dalla fine dell'Ottocento arriva agli anni Venti del secolo successivo, è un grandioso ritratto, quasi una montagna, priva di finezze e appena sbozzata: s'intravedono ancora i segni delle dita e della spatola. Una selezione di fotografie documenta l'attenzione di Rosso per l'elaborazione ed il processo creativo delle sue opere.medardo L'artista fotografava le proprie sculture e poi esponeva le foto, intervenendo con viraggi, ingrandimenti o scontornature, accanto alle sue opere nelle mostre, diventando così l'arte fotografica, di cui Rosso aveva grande conoscenza tecnica, parte integrante Le opere esposte provengono in buona parte dalla collezione della GAM stessa, che possiede uno dei nuclei di maggiore importanza; a queste si aggiungono i prestiti del Museo Rosso di Barzio e di altri musei nazionali ed internazionali. La mostra s'inserisce nell'ambito di un riordino dello spazio espositivo alla GAM inaugurato nel settembre 2014 ed è un'occasione per riflettere e trovare nuovi spunti di ricerca su di un artista che ha dato un'importante svolta al linguaggio della scultura anche a livello internazionale. In quest'ottica va letta la vocazione cosmopolita di Medardo Rosso, a cui Milano dà voce in attesa dell'imminente Expo 2015, che sarà occasione d'incontro di visitatori da tutto il mondo. Medardo Rosso – La luce e la materia Galleria d'Arte Moderna, Milano

Stefano Pariani, Medardo Rosso – La luce e la materia

Galleria d'Arte Moderna, Milano, 18 febbraio – 31 maggio 2015, www.mostramedardorosso.it

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