E’ una passione che lo ha coinvolto fin da ragazzino. Poi, più avanti nel tempo, ha frequentato l’Accademia Carrara di Bergamo, il Liceo Artistico, è stato anche allievo del pittore cremasco Luciano Perolini. Ha abbandonato per diversi anni a causa di forze maggiori questa attività, riprendendola in seguito con moltiplicato entusiasmo. E dinanzi alle sue opere, che spesso, ce lo ha confessato, richiedono anche un anno di lavoro, assume l’atteggiamento di un bambino: stupito, orgoglioso, compiaciuto e geloso del suo lavoro. Sì, anche perché dentro i suoi quadri, non c’è solo colore, sovrabbondante, carico, materico, pastoso, ma c’è lui stesso con la sua rabbia coloristica, la sua visione quasi perentoria della vita e del mondo, in qualche modo assolutista.
Abbiamo parlato con lui davanti a un buon bicchiere di vino e qualche fetta di coppa e salame e ce lo ha detto, fissandoci con quel suo sguardo disarmante: “Per me, due più due non fa quattro ma cinque e mezzo!”. I personaggi storici che preferisce sono tre, ci ha anche confessato: “Giovanni delle Bande Nere, Bartolomeo Colleoni e Matilde di Canossa”. Capitani di ventura, condottieri, personalità prorompenti, leggendarie per le loro imprese, spesso esagerate, e le loro qualità sia fisiche che morali, con grandi doti di comando e fortissime ambizioni. E anche in termini di ambizione Tiziano non scarseggia certo.
Il suo approccio alla pittura è in certi casi iperbolico, gli serve per gestire certi sentimenti contrastanti che abitano il suo spirito, spesso sulfureo, che gli mostra la sua opera come rivalsa, talora spropositata, nei confronti di un mondo che è stato tutt’altro che benigno con lui, grido di ribellione ma, forse anche, di aiuto. La monolitica certezza delle sue qualità pittoriche è una bandiera che sventola con arrogante candore di fronte a chiunque. Gli studi compiuti, nel bene e nel male, non hanno lasciato sulla sua espressività pittorica tracce particolarmente sensibili.
La sua era e resta una manifestazione della natura che tracima, difficilmente controllabile, senza argini, il che ha portato molti critici a definirlo un figlio, forse illegittimo, del movimento dei “fauves” per la selvaggia violenza espressiva del colore, steso nella sua purezza e vividezza primigenia. E’ nel cuore di un colore vivo, uniforme, denso, senza sfumature, che Tiziano Fusar Poli trova se stesso, forse anche un modo per operare la rimozione delle sue angosce, dei suoi incubi più nascosti. Ne escono immagini quasi sovraesposte, alterate, falsate, senza sfumature come immagini deformate da filtri ottici o viste attraverso sguardi febbrili e sofferenti.
Sono in ogni caso lavori che non lasciano indifferenti. Dietro ad ognuno di essi c’è il suo vissuto, i suoi desideri, le sue passioni, le sue tragedie. Non lo abbiamo mai visto dipingere ma ce lo immaginiamo. Prepara la tela con gesso, vinavil, acrilico bianco, poi traccia il disegno sempre con il colore blu che è l’unico confine che dà alla sua ansia creativa. Poi lascia libera la fantasia di spremere nei colori tutta la sua furia, che diventa incontenibile ma anche appagante come un’estasi, tutt’altro che mistica, al contrario barbara, ferina.
Ugo Perugini
galleria fotografica
Esposizioni:
2010
Rocca Sforzesca di Soncino
2011
Esegue il ritratto di Papa Benedetto XVI
2012
Palazzo Colleoni a Bergamo con Longaretti, Donizzetti e Cremaschi
2013
Esegue il ritratto del Presidente degli Stati Uniti Barak Obama
Atelier Zumbolo
Galleria Spazio-Arte di Cremona
Fiera Internazionale di Novegro
Segnalato al Premio Creppi di Bergamo
2014
Galleria Mama di New York
Emirati Arabi
Fiera di Piacenza
2015
Bristol (GB)
Artexpo Incontro. Sala del Podestà di Soresina (CR)
2016
VI classificato al Premio Internazionale AUPI di Milano
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private tra le quali citiamo:
Banca di Credito Cooperativo
Banco Popolare -Stephan di Hong Kong
Pinacoteca di Orzinuovi (BS)
Collezione privata Banca Sparkasse