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La comunicazione di Palmisano: segno primitivo e colore

Palmisanodi Francesca Bellola
Si è appena conclusa la mostra personale “Segni” di Francesco Palmisano all'ArtStudio 38 presso l’omonimo Hotel in via Canonica a Milano.
L'esposizione ripercorre in parte la serie di tele, alcune di grandi dimensioni, che indagano sulla essenza del segno primitivo come forma primaria di comunicazione. Inoltre, sono presenti diversi dipinti monocromi che caratterizzano la produzione “Blu meccanico”. Approfondiamo questo singolare e insolito lavoro con l'artista.
Via Canonica, 38 Milano mappa
Inaugurazione 15/01/2019
Si è appena conclusa la mostra personale “Segni” di Francesco Palmisano all'ArtStudio 38 presso l’omonimo Hotel in via Canonica a Milano.
L'esposizione ripercorre in parte la serie di tele, alcune di grandi dimensioni, che indagano sulla essenza del segno primitivo come forma primaria di comunicazione. Inoltre, sono presenti diversi dipinti monocromi che caratterizzano la produzione “Blu meccanico”. Approfondiamo questo singolare e insolito lavoro con l'artista.

Francesco, vuoi spiegare il titolo della mostra?

Sono partito dagli "emoticon", quelle faccine gialle che esprimono sinteticamente uno stato d'animo e che usiamo al posto delle parole nei nostri messaggi, e ho iniziato un viaggio a ritroso nel tempo, fino a giungere ai graffiti rupestri di età preistorica; mi interessa la semplicità del segno come forma di comunicazione.

Com'è nata l'idea di questo progetto?

E' nata quando ho cominciato a riflettere sull'avanzato livello tecnologico che abbiamo raggiunto per quanto riguarda la comunicazione, anche se gli "emoticon" mi sembrano un segnale involutivo piuttosto che evolutivo di una sintesi espressiva.

Immagino che per un artista sia difficile togliere tutti i particolari nella tela, dai colori alle forme per arrivare all'essenziale...

Sono una persona che tendenzialmente parla poco, i miei lavori - da un certo punto di vista - mi rappresentano, per quanto mi riguarda non mi è difficile dipingere usando pochi colori... sono essenziale, appunto!

Una parte della mostra è dedicata ad alcuni dipinti monocromi che fanno parte della produzione “Blu meccanico”. Ce ne vuoi parlare?

La serie "Blu meccanico" è un progetto che ho sviluppato due anni fa, mi incuriosiva interrompere la continuità dell'infinito rappresentato dal blu, inserendo alcuni elementi geometrici come elementi di disturbo.

Questo blu intenso sembra ispirato dalle opere dell'artista francesce Yves Klein? E' così?

In parte è vero, il blu di Yves Klein è un blu con una declinazione cromatica particolare, il mio blu non lo è, ma ho visto Klein come un esploratore coraggioso e questo mi ha spinto a fare un'indagine ma con altri obiettivi, diversi da quelli dell'artista d'oltralpe.

Hai dei ripensamenti quando sei davanti alla tela?

Di solito no, quasi mai torno sui miei passi perché rifletto molto prima di iniziare un'opera, infatti non ho una produzione elevata, ma a volte, rivedere radicalmente il proprio lavoro non è un aspetto negativo anzi, questo può portare a seguire altre strade che non si conoscono e che ti possono dare altri risultati. Inoltre significa che la mente è sempre al lavoro, sempre alla ricerca di un qualcosa di cui non si ha idea.


 
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Rikke Laursen

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