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Juan Muñoz Double Bind & Around

di Mariantonia Ronchetti

hangarIl 9 aprile ha aperto i battenti presso Hangar Bicocca una mostra dedicata allo scultore spagnolo Juan Muñoz scomparso nel 2001. L’esposizione, curata da Vicente Todolí,utilizza gli immensi spazi dell’Hangar per ripercorrere la carriera dell’artista attraverso quindici fra le installazioni e sculture più significative della sua produzione. L’allestimento dialoga e si confronta con lo spazio espositivo, ne modifica la struttura e di conseguenza la percezione, creando nello spettatore una sensazione di spaesamento ingigantita dal silenzio che pervade il percorso espositivo. Il cuore della mostra è indubbiamente rappresentato da “Double Bind” (da qui il titolo), la più imponente installazione realizzata da Muñoz e concepita nel 2001 per la Turbine Hall della Tate Modern di Londra e da allora mai più esposta. L’opera è costituita da una struttura architettonica di oltre 1500 metri quadrati di superficie e da numerose sculture, si compone di due piani e due ascensori in continuo movimento. Per la visita di quest’istallazione si consiglia di salire al piano alto che permette l’accesso ad un balcone costituito da un immenso pavimento sulla cui superficie vi sono cavità popolate di statue che consentono alla luce di filtrare al piano inferiore. Una volta ridiscese le scale si percorrono nella semi oscurità gli ambienti alienanti di un anonimo parcheggio sotterraneo, accompagnati dall’ossessivo movimento di due ascensori impraticabili. I pavimenti, costituiti da una serie infinita dipatterngeometrici colorati, che richiamano le spettacolarizzazioni e gli illusionismi dell’arte barocca, sono tra gli elementi preferiti dall’artista. “The Wasteland” (Terre desolate) riproduce una superficie modulare ad illusioni ottiche. Quanto ai suoi personaggi, realizzati in papier maché di resina e bronzo: figure di ballerine, acrobati, nani occupano lo spazio come presenze distanti e destabilizzanti. Giocano con il movimento dei loro corpi contorcendosi appesi a un filo sopra la testa dello spettatore.

Le opere della serie “Conversation Piece”, sviluppate a partire dagli anni Novanta, sono tra le più riconoscibili dell’autore e si presentano come gruppi scultorei composti da figure anonime (quasi a grandezza naturale) collocate in spazi generici, come sale, cortili o piazze. In questo caso i personaggi hanno strutture sferiche al posto delle gambe. Ciascuna figura occupa lo spazio assumendo pose diverse ma sembra essere fissata mentre conversa, osserva o ascolta fatti ed eventi che rimangono incomprensibili allo spettatore. Passeggiando nella “piazza” di Muñoz di fronte a questi soggetti si prova un senso di smarrimento, di isolamento, di incomunicabilità e di solitudine. La ricerca sulle relazioni tra spazio architettonico e individuo è la costante dell’opera dello scultore madrileno che ha reintrodotto la figura umana al centro dello spazio architettonico. Le sue opere sono cariche di una forte ambivalenza in cui i confini tra finzione e realtà si assottigliano lasciando spazio a immagini oscure e perturbanti dalla forte carica psicologica.

9 aprile – 23 agosto 2015

Milano, Hangar Bicocca - Via Chiese, 2

Da giovedì a domenica 11:00 alle 23:00 - ingresso libero

www.hangarbicocca.org

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