Giorgio Giannone
L’amore per la natura libera, i paesaggi lunari di Donnalucata, le ciocche di luce del Poseidon e i resti pietrficati di Vulla e Felli: Giorgio Giannone, insegnante di materie giuridiche ed economiche, poeta, pittore drammaturgo, uomo libero e sui generis, amante dei cani e barbone per vocazione, di lusso, non dimentica la sua passione verso la tragedia e l’azione teatrale di “Anna” e “Zeffira”, senza rinnegare il palcoscenico di Dora Peluso e di Pippo Bianca e i meritati applausi sui palcoscenici del “Carabelli”.
Giorgio Giannone esordì nel 1972 con quei “Canti d’Ortigia” che oggi rivivono con quelli di “Taormina” e con quei nuovi inediti che piace definire “pensieri di vita, intrisi di amori, gelosie, e di tanta nostalgia”, il vero collante di questa operazione-sogno e nostalgia, impaginata a tuttospazio, in cui trovare la classica interlinea è un’impresa: ottima intuizione dell’Autore che si rivela segreto maestro impaginatore che tramonta sulla Terrazza Cassia fino ai ricordi generazionali che diventano reperti storici di un lignaggio irrepetibile.
Passerà l/inverno
Verrà una rondine
e primavera
dopo l/inverno
schiuderà le rose
Giannone
In te ogni affanno s/acqueta
Carezza del mare
brezza di vento,
respiro senza fine del cielo,
le tue labbra
Notte, stelle lucenti,
carezza del tuo corpo tra le mie braccia assetate…
Sei la pioggia e la vita,
in te ogni affanno s/acqueta.
Da Poesie d/amore Regione Letteraria esaurito
Vaghero ancora
L/alba sorride al sole!
ed io non sorrido al giorno.
Ho cercato invano il tuo volto
tra il canto degli uccelli
tra monti selvaggi, tra strade affollate.
Vago, vaghero ancora
nel costante desiderio di trovarti.
Da Regine Letteraria esaurito Poesie d/amore
Caducità
Evasione, brezza, desiderio.
Labbra nel respiro della luce che fuggiva
e le tue membra morbide
nella carezza del vento.
Una foglia è fuggita dagli alberi,
vaga leggera nell/aria,
poi s/inchina ai tuoi piedi.
È il risveglio e la fine,
Da Poesie d/amore Regione Letteraria esaurito