BadoBadò nome d’arte di nasce a Catania nel 1946, dove si diploma presso l’Istituto d’Arte. A Palermo consegue l’abilitazione all’insegnamento del disegno e della storia dell’arte. Ha insegnato decorazione pittorica e diretto i laboratori del disegno professionale presso l’Istituto Statale d’Arte di Catania. Scultore, grafico, incisore, attento conoscitore dei monumenti e della storia di Catania è affascinato dalla Sicilia nel verso dallo scrittore e poeta tedesco Wolfgang Goethe.

Acquarellista di alta considerazione, partecipa attivamente a mostre collettive di respiro regionale e nazionale, incontrando sempre più consensi di critica e di pubblico, che gli permettono di essere presente in qualificate collezioni pubbliche e private. Sulle tracce degli antichi viaggiatori del Gran Tour ha realizzato acquerelli sulla Sicilia dove mostra di conoscere alla perfezione il disegno evitando che esso prenda il sopravvento sul piano visivo, lasciando che la tessitura cromatica sia raffinatamente essenziale,  riducendola a tre o quattro colori base che interagiscono con la ricercatezza del loro cromatismo. Primi piani di Sicilia tra cui Acitrezza, La pescheria di Catania, Noto, Taormina,  Finestra di Palazzo Biscari, Caltagirone, Mondello, coniugano ambienti e orizzonti in un focus di evasioni estemporanee dove l’esperta resa di liriche effigi, luoghi simboli, sembra avvolgersi di romantiche e sinuose atmosfere che sfumano attraverso la trasparente brillantezza della figurazione, nell’edotto uso della scala del colore. Ed è nella trasparenza delle tinte che i bianchi e gli effetti luminosi, favoriti dal chiaro della base su cui si stendono le sfumature acquose dell’acquerello, che Badò estrae quell’ammaliante “solare mediterraneità” che si diluisce nelle aeree gamme cromaticamente attutite dell'acquerello.L’artista nella sua ricerca, mosso da un sentimento di riappropriazione, opera al contempo, a  salvaguardia di un passato ancestrale ed essendo protagonista nel presente attraverso il  suo "far pittura". Un forte anelito alla “perlustratio storico e artistica” l'ha spinto a immortalare  spaccati della società siciliana e delle sue leggende col filtro della propria anima e del proprio vissuto interiore. Classificato secondo fuori concorso al Certamen internazionale letterario e artistico sulle Cattedrali indetto dal critico d’arte Melinda Miceli. Comitato scientifico composto dal regista Stefano Reali, il critico Alberto Moioli direttore dell’Enciclopedia d’arte italiana, il Gran Maestro dei Templari Federiciani Corrado Armeri, il fisico nucleare Jacek Ciborowsky.  Patrocini morali Luz Cultural Spagna, Globus Television e magazine, Templari Federiciani, Premio Donna Siciliana dell’anno, inserito all'interno della rassegna culturale internazionale Sarno città Festival Premio Ippogrifo d'oro, Oscar delle arti, Enciclopedia d'arte italiana, Explorer of art. Riportiamo a seguire la recensione del dipinto premiato.

“Nell’acquerello “Notre dame belle epoque” la cattedrale sorge sul fianco della Senna, quasi a riflettere la sua storia sulla cosiddetta Île de la Cité, dove ha richiesto oltre 200 anni di lavori, iniziati durante il regno di Luigi VII, nel 1163 e completati nel 1345. Notre Dame de Paris attraverso la sua  fisionomia e la storia ha caratterizzato l’identità europea incarnando il simbolo del dialogo fra diversi secoli. Numerosi dipinti d’epoca riportano il suo volto; ricordiamo quello di Émile Harrouart, nell’opera “La riviera di Montebello e l’abside di Notre-Dame” e nel 1944 quello di Pablo Picasso, padre della corrente cubista, che scompone l’architettura di Notre Dame, considerando la dimensione temporale. Badò sembra attingere da Picasso l’angolazione, la facciata con le alte torri campanarie e la flèche al centro del dipinto. La cattedrale si presenta come una nave che solca il fiume navigando diverse epoche,  compiendo un viaggio nel tempo, espediente narrativo per modificare ciò che sta accadendo e per sfuggire a future minacce incombenti. Nell’opera che appare come un tranquillo dipinto d’epoca s’insinua infatti il fuoco dell’incendio che divora la grande navata di quasi 35 metri d’altezza, circondato dalle due torri che sfiorano i 60 metri, gettando la propria ombra sui tetti della città. Il fuoco esprimendo la fiamma della  Sapienza del trascendente, delinea il crollo della navata centrale e del suo istoriato e perduto interno, fino al transetto, dove poggiava la guglia. Badò ci sorprende con la coesistenza dei 2 tempi e la trama dei suo viaggio nel tempo si evolve sulla tela unificando universi paralleli, presente e passato, in un’unica linea temporale che accoglie tutte le vicissitudini senza possibilità di modifiche sostanziali nel verso tipico della sua evoluzione stilistica che lo pone negli ultimi anni a rappresentare immagini reali e segni o simboli che rimandano all’astrazione ed all’immaginifico. Questo metodo di nuova progettazione estetica e indagine artistica giunge a esiti preziosi ed interessanti; suggerisce ritmi e visioni, evidenze e dilatazioni suffragati da particolarismi plastici a dettagliare il suo soggetto con accostamenti e strutturazioni, che investigano e impiantano le sorgenti delle impressioni cromatiche, mentre le stesse si dilatano nei contorni di una perfetta figurazione della cattedrale finora inedita ed imprevista ”.

 

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