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Giancarlo Vitali: il tempo della pittura

htGiancarlo Vitali: il tempo della pitturahttp://www.okarte.it
Chiusura 24/09/2017
di Ugo Perugini
Dal 5 luglio al 24 settembre le opere di Giancarlo Vitali sono presenti a Milano. Nessuno più di lui lo merita essendo un artista lombardo doc (originario di Bellano) e legato a filo doppio al territorio in cui è nato che, come dice suo figlio Velasco, anche lui artista, “si trasforma fino a diventare una scenografia totalmente astratta e mentale”. Anche se, per la quantità e varietà dei lavori prodotti, non è facile inquadrarlo.
Sedi varie
Inaugurazione 05/07/2017
 
Sedi varie   24/09/2017
Dal 5 luglio al 24 settembre le opere di Giancarlo Vitali sono presenti a Milano. Nessuno più di lui lo merita essendo un artista lombardo doc (originario di Bellano) e legato a filo doppio al territorio in cui è nato che, come dice suo figlio Velasco, anche lui artista, “si trasforma fino a diventare una scenografia totalmente astratta e mentale”. Anche se, per la quantità e varietà dei lavori prodotti, non è facile inquadrarlo.

Anche per questa ragione, alle sue opere, realizzate nell’arco di 70 anni, sono state destinate quattro sedi espositive: il Palazzo Reale con la grande antologica di 200 opere, suddivise in dieci sezioni tematiche, il Castello Sforzesco con una selezione di lavori dedicati all’incisione, il Museo di Storia Naturale con l’esposizione di fossili e i ritrovamenti geologici che legano l’artista all’abate Antonio Stoppani, padre della geologia, e Casa Manzoni, diventata una vera e propria “wunderkammer” grazie al suggestivo allestimento del regista Peter Greenaway. Operazione che rientra nel tentativo di osservare l’originale contributo creativo di Vitali da diverse angolazioni per poterlo meglio apprezzare.

Vitali però sfugge a definizioni univoche. D’altra parte, è un pittore che non si è lasciato mai tentare dalle tendenze modaiole e omologanti di certa arte più “consumistica”. Ha tirato dritto per la sua strada, e pur restando legato alla sua terra, ai suoi colori, ai suoi personaggi, alle emozioni che da essi promanano, ne è emerso con un tratto che ha assunto toni universali, ben riconoscibile nei dipinti ma anche nei disegni e nelle incisioni.

Il titolo della mostra “Time out”, come sostiene il curatore, il figlio Velasco, individua un modo in cui si può affrontare un artista come Vitali, cioè a bocce ferme, per apprezzarne la qualità, degustarne la carica espressiva dei segni, delle sfumature, delle allusioni coloristiche. C’è anche una giusta distanza dalla quale ammirare le opere di Vitali perché l’occhio si adatti, si accomodi, e si lasci ingannare (positivamente) dalla sua abilità tecnica e mimetica. Come non condividere, a tal proposito, le affermazioni di Vallora quando dice delle sue opere che “sono colore gettato, trionfo informale che si coagula in fisionomia”?

Vitali è un autodidatta. E’ bene dirlo perché questo avrà un peso nella sua autonomia creativa. Non ha avuto la possibilità di studiare anche se da giovane gli era stata assegnata una borsa di Studio a Brera. Resta defilato per parecchio tempo, pur continuando la sua ricerca personale che lo avvicina ad alcuni artisti contemporanei come Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, De Pisis, Sironi, anche se i suoi riferimenti restano i grandi del passato da Goya a Velàsquez, fino a Rembrand e ai pittori del Seicento lombardo come Ceruti.

Il merito di far conoscere Giancarlo Vitali al grande pubblico è da attribuire a Giovanni Testori che scriverà un articolo su di lui e ne curerà una mostra. A far scattare l’interesse dello scrittore i dipinti dedicati alle carni, in particolare quelli che hanno per soggetto i conigli scuoiati, che gli ricordano Soutine, ma che non hanno la pretesa di trascendere la realtà deformandola, bensì di rappresentarla nella sua forma più autentica, concreta, obiettiva e, perciò, carica di elementi naturali nella loro dura ma inequivoca finitezza organica.

Di Vitali è giusto segnalare anche il gusto sottile dell’ironia, ben colto da Testori, e frequente anche nelle opere più recenti, che si individua nell’ammiccamento suggerito da certi titoli da lui stesso attribuiti ai suoi lavori. Un Vitali, sempre più disincantato ma non amaro, ricco altresì di una carica umana che, nel descrivere gli ambienti (ad esempio, le famose tavole imbandite) e i volti delle persone, sia le più umili che le più autorevoli, spesso abbinati agli animali, tende, come diceva ancora Testori, ad assolvere l’uomo nella sua ricerca, faticosa e contraddittoria, della felicità.

La pacifica invasione milanese delle opere di Vitali, come già accaduto in passato per altre mostre, ha lo scopo di spingere coloro che vogliono avvicinarsi a questo artista a visitare diverse istituzioni dislocate in vari punti della città, in ciò favoriti dalla gratuità delle mostre (esclusa quella alla Casa del Manzoni che prevede un ingresso di 5 euro). Un escamotage “turistico” che indubbiamente può avere successo anche se, come sempre, corre il rischio di essere un po’ troppo dispersivo.
Skira sull’opera di Giancarlo Vitali ha dedicato il libro “Time Out”, curato dal figlio Velasco, che illustra il percorso espositivo dell’antologica milanese con saggi di vari autori e che documenta la lunga esperienza dell’artista bellanese con un’ampia selezione di dipinti, disegni, incisioni.
Il libro, di 240 pagine, costa 39 euro.
 
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