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Milano e la periferia. Il quartiere dell'Ortica e la piccola chiesa d'ispirazione “Leonardesca”

di Stefano Pariani

ortica“Faceva il palo nella banda dell'Ortica, faceva il palo perchè l'era il so mestè”. Così cantava Enzo Iannacci negli anni Sessanta a proposito di una banda criminale della zona, rendendo noto al grande pubblico il quartiere dell'Ortica, periferia est di Milano. Strette vie avvolte nella nebbia, l'Ortica era anni fa un quartiere di fabbriche frequentato dalla “ligera”, la vecchia mala milanese un po' improvvisata, dove fare il palo era un vero e proprio mestiere. Ora i tempi sono mutati e la nebbia fitta e ovattata è (quasi) un ricordo: quel che resta è un tranquillo quartiere che vive di botteghe artigianali, bar e qualche trattoria, lontani dai locali modaioli e di tendenza del centro cittadino. L'orizzonte è caratterizzato dalla ferrovia che taglia il quartiere con i suoi ponti e scandisce il tempo col passare dei treni provenienti dalla vicina stazione di Lambrate, mentre su uno sfondo che pare davvero lontano si vedono gli svettanti grattacieli di vetro della modernissima zona di Porta Nuova/Garibaldi, quasi un mondo a parte.

ortica, milanoL'Ortica ha origini molto antiche: il primitivo nome della località era Cavriano, attestato già nel VI-VII secolo come nucleo rurale popolato di cascine e circondato dalla campagna, dove pare abbondassero piante di ortica. Il nome Ortica appare per la prima volta in un documento del 1696 ed indicava una celebre osteria sulle proprietà del monastero di Santa Radegonda. Solo a metà dell'Ottocento esso andò a sostituire quello di Cavriano, mentre la celebre trattoria prendeva il nome di “Gatto nero”, nome noto agli abitanti della zona ancora oggi. Il cuore dell'Ortica è costituito dalla vecchia stazione ferroviaria, attiva dal 1896 al 1931, e soprattutto dall'adiacente piccola Chiesa dei Santi Faustino e Giovita, edificio che sopravvive da secoli nel quartiere, noto anche come Santuario della Madonna delle Grazie. Essa sorge sull'antica strada consolare romana che portava da Porta Tosa (oggi Porta Vittoria) ad Aquileia, passando per Brescia, di cui i due santi protomartiri della nostra chiesetta sono patroni. L'edificio nacque come chiesa stazionale nel XII secolo e divenne subito punto di riferimento degli abitanti del contado, perchè vicina alle loro cascine. La sua origine ha stretti legami con la storia di Milano, quando Federico Barbarossa distrusse la città nel 1162 e gli abitanti di Porta Nuova e Porta Orientale furono esiliati extra moenia nei borghi di Cavriano e Lambrate.

ortica - milanoSecondo la tradizione il loro desiderio di tornare in città li spinse a chiedere l'intercessione della Madonna, dedicandole un semplice graffito nel 1182. Quando nel 1183 con la pace di Costanza Barbarossa concesse autonomia a Milano e i suoi abitanti poterono tornare in città, sopra il graffito venne dipinto un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, denominato Madonna delle Grazie, e venne fondata la chiesetta. All'esterno si presenta come un edificio semplicissimo con facciata a capanna ed un unico piccolo ingresso sormontato da una stretta finestra. L'interno, frutto di recenti restauri conservativi, è a navata unica con cappelle laterali e ha tracce di affreschi di un certo rilievo, ma piuttosto compromessi nella lettura. Su tutti spicca nella cappella sinistra la “Madonna col Bambino”, interessante non solo per l'importanza storica di cui si è detto, ma anche per la sua fattura: staccato ed ora incorniciato, reca la firma di un certo Silanus, committente o artefice dell'opera.

Di gusto bizantineggiante, raffigura una ieratica Madonna, dal volto sereno e con corona gemmata in testa, seduta in trono col Bambino ritto sulle sue ginocchia in atto benedicente. Lungo le pareti rimangono brani d'affreschi del XVI secolo, che dovevano far parte di un ampio ciclo e che rivelano influssi della pittura leonardesca; fra questi un “Cristo portatore di croce”, dall'espressione pungente e realistica, un “Ecce homo” e, di fronte, “Maria tra i Santi Rocco e Sebastiano”, figure particolarmente care alla devozione popolare delle campagne. Di fianco al presbiterio si apre un piccolo spazio, forse anticamente nucleo originario del santuario, che custodisce una serie di affreschi venuti alla luce in anni recentissimi, dai colori delicati e luminosi. La mano è di un anonimo artista leonardesco, influenzato da Cesare da Sesto e Bernardino Luini.

ortica, milanoSi distinguono un'”Assunzione della Vergine”, con un gruppo di Apostoli dalla viva gestualità che richiama i personaggi del Cenacolo vinciano, ed una serie di Santi dalle espressioni dolci e intense nelle sovrastanti lunette. Sono invece settecenteschi e di gusto barocco gli affreschi che decorano il soffitto a botte della navata della chiesa, con una scenografica balconata dipinta sull'arcone presbiteriale. Vivere Milano significa anche conoscere questi “ritagli” di storia, antica e popolare, che non vanno dimenticati e l'Ortica è uno di quei luoghi da (ri)scoprire, valorizzare e, infine, respirare nella loro genuinità.

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Rikke Laursen

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