In questa ricerca sul paesaggio urbano contemporaneo, è evidente come Guarini non ci proponga una semplice riproduzione del mondo reale, ma il suo fare artistico sia mosso da una precisa volontà di dare a questa riproduzione un significato: la metropoli diventa il luogo dell’identità e della memoria, lo specchio delle nostre emozioni. Sono immagini vissute tanto reali quanto poetiche, rielaborate attraverso la propria esperienza e la propria creatività, in un progetto artistico che, fondendo vissuto e fantasia, fa scaturire qualcosa di nuovo, ma comunque già presente nell’interiorità dello spettatore.
È così che queste tele dialogano con noi, presentandoci attimi di vita, tempo che scorre veloce fissato in un perfetto istante cristallizzato: scorci di strade, palazzi, panorami a noi noti e tuttavia rivisitati attraverso il filtro dell’interiorità e dei sentimenti; e ancora, volti rubati, mani, corpi che si stringono e si avvinghiamo, sconosciuti ma chissà perché così familiari.
Ecco come Guarini riesce a rendere assolutamente non scontato qualcosa che è a noi vicino, illuminandolo sotto la lente di ingrandimento della sua pittura, lente che non distorce, ma che focalizza, punta l’attenzione, dà risalto ed importanza a ciò che solo la sensibilità di un artista può cogliere.
La sua pittura è colore puro, in una tecnica moderna, veloce e istintiva, che incanta per le emozioni suscitate. La luce è sempre la protagonista, a volte crepuscolare, dolce e diffusa, a volte più concentrata e quasi prepotente: è lei che ci guida nella lettura di queste vedute cittadine, ognuna diversa, ognuna con una sua propria anima, ognuna con un messaggio da comunicare. Tutto risulta straordinariamente poetico: nel mondo di Guarini l’ordinario entra a far parte dello straordinario.
Francesca Gualandi