di Stefano Pariani
L'immagine del treno e della sua velocità, della sua lunga fila di carrozze che attraversa i più svariati panorami, hanno suggestionato quel fervido periodo di novità e progresso a cavallo tra XIX e XX secolo. Nel vecchio e nel nuovo mondo, dove hanno avuto forse più che altrove un'immagine quasi mitica negli scenari del west, il treno e la ferrovia significavano viaggi più comodi e veloci rispetto alle carrozze trainate da cavalli e la possibilità di raggiungere località più o meno lontane per lavoro o per svago. Con la ferrovia nacque di conseguenza anche la stazione, sorta di “luogo-non luogo” legato a partenze, arrivi, attese o semplicemente transiti.
Ancora oggi sono presenti in varie parti del mondo antiche stazioni ed arredi interni, come eleganti biglietterie in legno, dove con l'immaginazione e l'ausilio di vecchie fotografie si può ricostruire il quadro di una vivacissima società in movimento. Milano fu tra le prime città italiane ad attivarsi per la costruzione di una rete ferroviaria: nel 1837 venne presentato il primo progetto per la costruzione di una strada ferrata, ma fu solo nel 1839 che andò in porto. Si trattava della linea Milano-Monza e la stazione venne costruita appena fuori dalle mura cittadine, nonostante il disappunto dei cittadini, che avrebbero voluto una stazione più centrale.
La stazione venne infatti costruita su progetto di Giulio Sarti a Porta Nuova, vicina al Ponte delle Gabelle, in sobrio stile neoclassico. Ancora oggi è visibilissima e, nonostante i variati assetti urbanistici che l'hanno un po' nascosta, passando per viale Monte Grappa si può ancora ammirare la sua imponente struttura classica, d'ispirazione piermariniana. Struttura a tempio con tanto di timpano, la stazione, a due piani, ricorda nobili ville, palazzi e teatri del miglior stile neoclassico. Il primo treno per Monza partì nel 1840 e fu subito un successo: i viaggiatori giornalieri erano moltissimi e di domenica si facevano viaggi di svago. C'erano anche omnibus trainati da cavalli che da piazza del Duomo giungevano fino alla stazione. Nel corso degli anni la Milano-Monza cadde in disuso e divenne sede di uffici delle ferrovie e di abitazioni private.
Attualmente, dopo un accurato restauro, ospita un hotel. A pochi metri di distanza si erge la caserma della Guardia di Finanza in via Melchiorre Gioia: non si direbbe, ma un tempo anche questa struttura era una stazione ferroviaria. Nel 1846 venne presentato un progetto per la linea Milano-Como e si decise di costruire una nuova stazione, più grande, vicino a quella per Monza, lungo il Canale della Martesana. Progettata da Alfredo Lecointe, la seconda stazione di Porta Nuova entrò in servizio nel 1850: dilatata in senso orizzontale e ad un piano, era caratterizzata da una serie di arcate e da un ingresso con colonne e balcone al primo piano.
Qualche anno dopo ospitò anche il tratto Milano-Magenta, a ridosso dello scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza. Fu molto importante perchè il tragitto andava ad innestarsi con la ferrovia per Torino e furono molti i soldati che dal Piemonte giunsero in questo modo in Lombardia, utilizzando appunto il treno. Ma Milano necessitava di una stazione più grande, con tratte più numerose e più lunghe. Proprio in quegli anni Torino, su impulso di Cavour, aveva realizzato la linea Torino-Genova con l'apertura della traforo dei Giovi, la galleria a quel tempo più lunga d'Europa. Le proposte e i progetti non si fecero mancare e alla fine si decise di costruire una nuova stazione tra Porta Venezia e Porta Nuova, sempre all'esterno dei bastioni, per decisione della Direzione delle Strade Ferrate del Lombardo-Veneto, nonostante il malcontento dei milanesi, sempre propensi per una stazione dentro le mura.
L'inizio dei lavori avvenne nel 1857 e la stazione fu pronta nel 1864, all'indomani dell'unità d'Italia, quando anche la Lombardia era passata sotto i Savoia; l'inaugurazione avvenne infatti alla presenza di Vittorio Emanuele II. La nuova stazione prese il nome di Stazione Centrale e si trovava nell'odierna piazza Repubblica. La struttura fu realizzata dall'architetto Bouchot di Parigi e l'impronta della scuola francese era ben visibile nell'architettura dell'edificio. Si trattava di un grande edificio rettangolare con tetto a padiglione ricurvo in ardesia; la facciata presentava sei ampie ed alte arcate intervallate da lesene. Al di sopra una balconata con balaustra a colonnine correva lungo il perimetro della facciata. All'interno c'erano grandi atrii destinati ai passeggeri e ben sei binari coperti dalla tettoia a botte, la più lunga d'Italia. Venne realizzata una strada che dalla stazione portava direttamente in centro, cioè l'attuale via Turati, mentre un lungo viadotto delle linee che arrivavano da est e da sud attraversava gli odierni viale Regina Giovanna e Viale Tunisia, passando per l'area del vecchio Lazzaretto. C'era anche un bel ponte che segnava l'orizzonte di Corso Buenos Aires (appunto all'incrocio con Viale Tunisia), attraversato dai convogli da e per la Centrale.
Dopo la prima guerra mondiale la vecchia Stazione Centrale cominciò a non essere più adeguata a sostenere le linee e le esigenze di una società sempre più in espansione e si rese necessaria la costruzione di una nuova stazione. Nel 1931 fu ultimata la Stazione Centrale che conosciamo oggi, retrostante rispetto alla vecchia, che venne demolita nel 1932, insieme ai suoi raccordi e rilevati. L'ampia e “dinamica” piazza Repubblica che vediamo attualmente, con i suoi moderni edifici e dall'aspetto vagamente newyorchese, era dunque un tempo punto di rilievo assoluto per i viaggi e crocevia di incontri e scambi. A ricordo della presenza della vecchia stazione resta ancora oggi l'elegante hotel Principe di Savoia, sorto nel 1927 proprio per ospitare uomini d'affari e viaggiatori in generale che giungevano nella città meneghina. C'è ancora una vecchia stazione sopravvissuta col suo aspetto originario e, l'unica, tuttora funzionante: si tratta della piccola stazione di Porta Genova, inaugurata nel 1870.
A quell'epoca la zona di Porta Ticinese, nome originario della stazione, era ricca di industrie e la stazione nacque proprio in funzione di esse; in seguito aprirono molte altre fabbriche nell'area. Da questo semplice edificio ad un piano, molto più suggestivo un tempo che non ora, si snodavano, ieri come oggi, i binari per Vigevano e Mortara. Completamente mutata nel tempo è invece la Stazione Nord, il cui attuale aspetto, compresa l'area antistante, è stato oggetto alcuni anni fa di un discutibilissimo restyling.
La stazione venne originariamente edificata nel 1878 per servire la linea Milano-Saronno e Milano-Erba. La costruzione era particolarissima: si trattava di una sorta di chalet alpino in legno che dava un tocco quasi fiabesco ed esotico alla città moderna e industriale di fine Ottocento. Nel 1895 venne sostituito da un nuovo edificio, elegante e a tre piani, certamente più in linea con lo stile dei palazzi adiacenti piazza Castello, che purtroppo fu distrutto dai bombardamenti del 1943. Oggi Milano, come molte metropoli europee, viaggia a ritmi sempre veloci lungo i binari di ferrovie, metropolitane, passanti suburbani. Anche questi possono mutare lo scenario urbanistico di una città che cambia sempre insieme alla società e alle sue esigenze. In tutte queste trasformazioni, volgere ogni tanto lo sguardo ad un passato che spesso sopravvive al tempo significa anche tenere viva la memoria di un Paese e della sua gente.