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Quando lo Skyline era una ruota delle giostre: l'Area di Porta Nuova e due chiacchiere con Francesco, testimone del recente passato

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Oggi parlare della zona Porta Nuova a Milano richiama immediatamente la riqualificazione urbanistica di questi ultimi anni: piazza Gae Aulenti e le sue fontane, il vicino Bosco Verticale, nuove aree verdi e un complesso di grattacieli scintillanti. Zona di modernissimi uffici, negozi e un costante via vai di persone tra ristoranti, locali e bistrot urban-chic.
 
di Stefano Pariani

Oggi parlare della zona Porta Nuova a Milano richiama immediatamente la riqualificazione urbanistica di questi ultimi anni: piazza Gae Aulenti e le sue fontane, il vicino Bosco Verticale, nuove aree verdi e un complesso di grattacieli scintillanti. Zona di modernissimi uffici, negozi e un costante via vai di persone tra ristoranti, locali e bistrot urban-chic. Le strutture che collegano ormai di fatto due zone, quella di Porta Nuova e dell'Isola, passando per Corso Como – movida delle notti milanesi - un tempo non esistevano affatto e i due vicinissimi quartieri, pur con i dovuti distinguo, erano popolari e riflettevano ancora l'atmosfera della Milano d'un tempo.

Dove ormai da qualche anno svetta la luccicante Torre Diamante, sede di “Samsung district”, con le sue linee irregolari e i suoi impiegati in doppiopetto, un tempo si divertivano tanti bambini, soprattutto nel fine settimana. Già, perchè quella era l'area del Luna Park delle Varesine, che fino agli anni '90 era sinonimo di svago in compagnia di amici e parenti: lì infatti c'erano le giostre con una ruota panoramica che illuminava con le sue luci intermittenti l'area compresa tra Viale della Liberazione e via Galileo Galilei. “Andare alle Varesine” significava tirare la pallina nelle piccole bocce dei pesci rossi, salire su altissimi scivoli col “tappeto volante”, entrare nella casa degli orrori, degli specchi o sull'ottovolante, che sembrava stesse in piedi per miracolo, “brividi” che hanno entusiasmato negli anni tanti bambini. Per non parlare del vertiginoso vascello dei pirati, che andava pericolosamente avanti e indietro e sembrava che da un momento all'altro potesse decollare volando sulle teste di chi passava in via Galilei.

“Il Luna Park”, racconta il signor Francesco, che da ben cinquant'anni ha una tabaccheria in via Carlo de Cristoforis e di cambiamenti ne ha visti, “si è insediato all'inizio degli anni '70, quando ormai già da tempo i giostrai avevano puntato gli occhi su un'area dismessa, ed è stato attivo fino al 1998, quando il luogo è stato interessato da un progetto di riqualificazione. Prima si parlava di un'area dedicata alla moda, poi invece è nato quello che vediamo oggi”. Francesco ha molti ricordi di questa zona e parla, come se fosse ieri, del Naviglio che passava lungo via Melchiorre Gioia e dove, ancora nel dopoguerra, d'estate si faceva il bagno all'altezza del Ponte delle Gabelle. Oggi sembra quasi impossibile immaginare uno scenario simile nel traffico di auto a cui siamo abituati, ma c'è di più. Francesco aggiunge: “Vede quel grande edificio di vetro in Viale Monte Grappa? Ora è la sede di Amazon e fino a qualche anno fa c'erano gli uffici della Tecnimont. Un gran via vai di impiegati e ingegneri dal lunedì al venerdì! Ma prima che venisse costruita quella struttura in acciaio nei primi anni '70, proprio lì c'erano i Bagni Pubblici del Ponte delle Gabelle, con una grande vasca scoperta. Una piscina, insomma; da giovane ci sono andato molte volte”.

Quando gli si chiede dell'Isola, Francesco sgrana un po' gli occhi e abbozza un sorriso. “Non era una zona molto sicura anni fa. Se ci andavi in bicicletta da solo e magari avevi una bici bella e costosa, ti conveniva pedalare in fretta. Potevi tornare a casa senza!”. L'Isola era una zona popolare e operaia, le case di ringhiera coi servizi in comune sui ballatoi e un genuino fascino meneghino. Tra gli anni '60 e '70 divenne quartier generale della Ligera, la malavita di una Milano di allibratori, ladruncoli, contrabbandieri e spacciatori. Da diversi anni le cose sono molto cambiate e la zona dell'Isola è diventata un'area ricca di laboratori artigianali, locali caratteristici e bistrot, senza snaturare totalmente la vocazione popolare del quartiere. Forse non tutti gli “Isolani” hanno accolto con gioia la costruzione di nuovi edifici negli ultimi anni, che certamente hanno dato ma anche tolto qualcosa al fascino del quartiere, che aveva il suo punto di forza proprio nell'essere un microcosmo dove tutti si conoscevano. E non ce ne vogliano gli architetti dell'ormai stranoto “Bosco verticale”, inaugurato nel 2014 e celebrato come esempio di una Milano sostenibile, cartolina a livello internazionale della città che cambia, ma l'”ecologico” duo di svettanti palazzi-torri e i suoi lussuosi appartamenti ha svilito in parte l'anima di un quartiere e creato una visuale soffocata. Tant'è, Milano ha sempre avuto interventi urbanistici molto discutibili, con risultati che spesso sono un pugno nell'occhio di chi guarda.

“Adesso si passeggia tranquillamente”, dice Francesco. “Piazza Gae Aulenti con le sue strade, le scalinate e il suo ponte collega di fatto l'area delle ex-Varesine e l'Isola. Certo una volta passava più gente nelle “vecchie” vie e i negozianti ne beneficiavano. Ora invece per andare in Stazione Garibaldi o in Corso Como in tanti prendono una scorciatoia passando per Gae Aulenti e così il lavoro di alcuni piccoli commercianti ne ha risentito. Una volta c'era solo un vecchio ponte pedonale che univa Corso Como con l'Isola, poi all'inizio degli anni '60, con la costruzione della Stazione di Porta Garibaldi, è stato demolito e hanno realizzato il cavalcavia Bussa che da via Maurizio Quadrio porta in via Guglielmo Pepe, passando sopra i binari della nuova stazione”. E qui parte un nuovo ricordo, che curiosamente ci riporta al Luna Park delle Varesine. “Lo sa cosa c'era prima che costruissero la Stazione Garibaldi? C'era la Stazione delle Varesine, da dove partivano i treni per Varese e Porto Ceresio. Si trovava proprio sull'area dove in seguito hanno realizzato il Luna Park”. Con la demolizione della vecchia Stazione Centrale, che un tempo sorgeva in Piazza Repubblica, e l'arretramento della nuova in Piazza Duca d'Aosta, inaugurata nel 1931, si decise di tenere la linea di binari Milano-Varese e di realizzare una stazione denominata Porta Nuova, ma nota come Varesine per il tragitto del treno. Quindi, tirando le somme, da piccola stazione a luogo di divertimento per bambini fino all'attuale immagine smaltata e rampante della nuova Milano.

Pare davvero tutto e invece, prima di congedarsi, Francesco ha ancora un aneddoto, sportivo questa volta. “Pensi che proprio in via Galilei, quindi di fianco all'area Luna Park, c'era la sede della Gazzetta dello Sport, una palazzina storica, rimasta poi per anni abbandonata a se stessa quando la sede è stata trasferita. Veniva presa d'assalto da tanti appassionati di ciclismo quando c'era la punzonatura delle biciclette in occasione del Giro d'Italia o della Milano-Sanremo. Una vera e propria festa non solo per chi, come me, abitava in zona”. La sede, abbandonata nel 1966, rimase isolata in un grande cortile in seguito recintato, dove in mezzo a piante ed erbe selvatiche, cresciute nel frattempo, sembrava la casa di Psyco, uno spauracchio a due passi dal Luna Park.

Insomma la riqualificazione della zona è passata attraverso molti mutamenti e oggi non si riconosce quasi più nulla di ciò che un tempo è stata: è cambiato il volto e, insieme, anche le abitudini e i volti e le persone che la abitano e la frequentano. Qualcosa però è ancora rimasto, come piccole voci del passato, e l'invito è quello di fare due passi nell'ormai moderna zona guardandosi bene attorno, perchè qualche vecchia casa, qualche vecchio cortile o qualche persona come Francesco sono ancora in giro a raccontarci belle storie.


 
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