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Il Tempio dell'Incoronata: uno scrigno rinascimentale a Lodi

di Stefano Pariani

ParianiCorreva l'anno 1487 quando, secondo le cronache cittadine, in una stretta via di Lodi l'immagine trecentesca di una Madonna col Bambino, raffigurata all'esterno di una taverna-bordello, cominciò a lacrimare. Il fatto misterioso e straordinario era per molti chiaro: in quell'edificio avvenivano ogni giorno duelli, litigi e risse tra ubriachi e prostitute ed era ora di dare una svolta a quel posto malfamato. Pare che la Madonna stessa abbia pronunciato queste parole: “Cessino ormai tante liti e lascivie, e casa così impura sia alla mia pudicizia consacrata”. Le autorità cittadine si prodigarono subito per costruirle un tempio e la denominazione “civico”, che ancora mantiene, si spiega in quanto furono proprio le autorità laiche e i cittadini a promuoverne la costruzione. In quel periodo l'arte lombarda stava vivendo gli anni più intensi del suo Rinascimento e il tempio di Lodi ne è uno dei più importanti esempi. Come architetto fu chiamato Giovanni Battagio, lodigiano e allievo del Bramante, attivo anche nel cantiere di Santa Maria presso San Satiro a Milano.

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 I lavori iniziarono nel 1488, ma, poco dopo, il Battagio ebbe contrasti con i committenti e fu sostituito da Giangiacomo Dolcebuono e Lazzaro Palazzi, che portarono a termine i lavori nel 1493 seguendo il progetto originario. Il tempio è a pianta centrale ottagonale, secondo gli stilemi bramanteschi, coperto da una cupola ad otto spicchi sormontata da una lanterna; esternamente è ben visibile il tamburo ottagonale caratterizzato da aperture a monofora affiancate a due a due e da piccoli oculi, sopra il quale corre una balaustra a colonnine e pinnacoli. Rispetto ad un esterno che quasi si mimetizza nel tessuto della stretta via in cui il tempio è collocato, rischiando di passare inosservato, l'interno è vivido di colore e di luce, quasi uno scrigno che si apre ai visitatori. La decorazione ad affresco e i dipinti delle cappelle e delle varie parti del tempio va dalla fine del Quattrocento all'Ottocento (gli spicchi affrescati della cupola) e l'insieme dà l'impressione di un piccolo museo, dove predominano l'oro e il blu, a cui s'aggiungono i colori delle lesene affrescate a putti. Nell'ordine superiore corre un loggiato con colonnine e bifore riccamente decorate a motivi rinascimentali, attraverso cui filtra la luce esterna.

Le opere pittoriche presenti nel tempio sono principalmente della bottega dei Piazza, prolifica famiglia lodigiana che decorò i nicchioni dell'edificio nel corso del '500: ne sono esempio il "Polittico Berinzaghi" di Martino e Alberto, la "Conversione di San Paolo”, le “Storie del Battista” e la “Passione di Gesù" di Callisto, dislocate nelle varie cappelle. Il più noto e importante intervento pittorico, tuttavia, è quello di Ambrogio da Fossano il Bergognone, attivo nel tempio tra fine Quattro e inizio Cinquecento, dopo i lavori per la Certosa di Pavia. Il Bergognone, di cultura foppesca e attento sin dalle prime opere ai modi dell'arte fiamminga, nel corso della sua attività incontrò a Milano Bramante e ne assimilò l'attenzione per la rigorosa impostazione geometrica degli ambienti. All'Incoronata di Lodi realizzò una serie di dipinti sulla vita di Maria, collocati nella cappella di San Paolo, tra cui spicca la “Presentazione al tempio”, dove è evidente la scrupolosa scenografia architettonica rinascimentale che fa da sfondo ai personaggi e la rigorosa prospettiva del pavimento: essa riproduce proprio l'interno del Tempio di Lodi, restituendoci in tal modo un'immagine “d'epoca” dell'edificio prima degli interventi pittorici dei Piazza.

La luce che filtra dalle finestre illumina i delicati volti dei personaggi e le loro elegantissime vesti; la Madonna, che avanza al centro del dipinto consegnando il tenero Bambino nelle mani del sacerdote, ha un volto leonardesco ed anche questo dettaglio testimonia il ricchissimo scambio culturale tra gli artisti dell'epoca attivi in Lombardia. Ma l'opera migliore che il Bergognone ha lasciato a Lodi è l' “Annunciazione”, una composizione che sullo sfondo si apre su un tipico cortile lombardo soleggiato in una quieta giornata come tante. E' qui, in questa ordinaria tranquillità, che si compie l'evento dell'Annunciazione: l'interno prospettico di una elegante casa rinascimentale con soffitto a cassettoni e pavimento intarsiato vede una Madonna assorta nella preghiera, dolcemente destata da un Angelo dal volto delicato, appena sceso e ancora in movimento, come sottolinea il susseguirsi delle linee spezzate della sua luminosissima veste. Il dialogo tra i due avviene solo attraverso i gesti, silenti ma eloquentissimi. L'immagine miracolosa della Madonna, che ha dato vita al Tempio, è tuttora presente nell'edificio, collocata sopra l'altare settecentesco dell'abside come a custodire l'insieme di tutto lo spazio sacro. Testimone di un brano di storia lodigiana, essa è anche riferimento di un miracolo attualissimo: lo stupore che si ripete ogni volta agli occhi di chi entra all'Incoronata, davvero tappa obbligata di una visita a Lodi.

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