di Stefano Pariani
Non aveva mai mostrato le sue stampe a nessuno e alcuni rullini non erano nemmeno stati sviluppati. Era la sua passione la fotografia e come tutte le autentiche passioni la viveva personalmente ogni giorno, quasi in silenzio. Vivian Maier coltivava così il suo interesse, scattando fotografie senza seguire un progetto preciso, andando sempre in giro con la macchina fotografica e cogliendo ogni angolo, ogni gesto, ogni dettaglio che incontrava per strada. E' stato John Maloof nel 2007, due anni prima della morte della Maier, ad acquistare ad un'asta l'archivio della fotografa; da quel momento non smette di ricercare materiale relativo alla Maier e arriva a raccogliere fino a 150.000 negativi e 3.000 stampe, promuovendo la sua opera. Vivian Maier nasce nel 1926 a New York ed assimila la passione per la fotografia nel Bronx, quando, ancora giovane, frequenta la casa di una fotografa amica della madre.
In seguito, la sua professione diviene quella di bambinaia e lavora presso diverse famiglie, senza mai rivelare la sua passione per la fotografia. Le città che fanno da sfondo ai suoi scatti sono New York e Chicago, i luoghi in cui vive, che coglie con immediatezza nei dettagli più quotidiani nel suo elegantissimo bianco e nero. La mostra raccoglie 120 fotografie degli anni Cinquanta e Sessanta ed una selezione di scatti a colori degli anni Settanta. La Maier non guarda al mutare di mode e tendenze sociali, quantomeno non sono il suo interesse principale, perchè vive il presente e il momento. Il suo obbiettivo ritrae con naturalezza il passeggiare per strada di due amiche di mezza età impellicciate, due amanti che si tengono per mano al tavolo di un ristorante, l'espressione insofferente di una donna con un neonato in braccio ed una bibita in bottiglia in mano, lo sguardo severo di una signorina snob, le ombre proiettate da un colonnato lungo il portico.
O, ancora, la gente in attesa di salire su un autobus e lo sguardo dei bambini incontrati per strada. E' un obbiettivo che coglie dettagli ed attimi con grande sensibilità e senso estetico e il suo sguardo acuto si rivela anche nei diversi autoscatti, sempre col cappellino in testa e l'aspetto serio: il suo riflesso in una vetrina o l'ombra proiettata per terra, quasi firme di sé lasciate ad un pubblico con cui non ha mai interagito. La mostra, curata da Anne Morin e Alessandra Mauro, promossa da Fondazione Forma, è strutturata senza seguire un filone o un percorso preciso, esattamente come un percorso non lo seguiva la Maier. E dunque diventa occasione per perdersi tra le vie di New York e Chicago, tra gente lontana nel tempo, ma in qualche modo sempre presente, perchè i soggetti della Maier per nulla patinati parlano ancora oggi un linguaggio modernissimo, che è quello della realtà di tutti i giorni. Vivian Maier. Una fotografa ritrovata Dal 20 novembre 2015 al 31 gennaio 2016 Tutti i giorni 11.00 – 20.00 Giovedì 12.00 – 23.00 Forma Meravigli Via Meravigli, 5 - Milano www.formafoto.it