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Il lungo viaggio di San Gerolamo: in trasferta a New York il capolavoro di Leonardo

San Girolamo
Chiusura 06/10/2019
di Stefano Pariani
Da Roma a New York non è un viaggio da poco per un “vecchio” come “San Gerolamo nel deserto”, uno dei capolavori incompiuti di Leonardo attualmente esposto nella grande città americana. Il Metroplitan Museum di New York, grazie al prestito dei Musei Vaticani, ospita infatti da luglio fino ad ottobre il celebre e, per certi aspetti, misterioso dipinto del genio di Vinci nell'ambito delle celebrazioni internazionali per il 500° anniversario della morte.
1000, Fifth Avenue New York mappa
Inaugurazione 15/07/2019
Da Roma a New York non è un viaggio da poco per un “vecchio” come “San Gerolamo nel deserto”, uno dei capolavori incompiuti di Leonardo attualmente esposto nella grande città americana. Il Metroplitan Museum di New York, grazie al prestito dei Musei Vaticani, ospita infatti da luglio fino ad ottobre il celebre e, per certi aspetti, misterioso dipinto del genio di Vinci nell'ambito delle celebrazioni internazionali per il 500° anniversario della morte, avvenuta in Francia ad Amboise nel 1519.

In uno spazio oscuro, una piccola sala dall'illuminazione fioca tutta puntata sul dipinto che ospita, si riaccende l'attenzione su uno dei lavori del periodo fiorentino di Leonardo, databile attorno al 1480 o, secondo alcuni studiosi, al 1490. Ad attendere lo spettatore nel silenzio quasi ossequioso degli spazi una figura di anziano dal corpo magro e dai muscoli tesi, inginocchiato e col viso scarnito rivolto verso l'altro, in adorazione di un crocefisso appena abbozzato. E' il San Gerolamo immaginato da Leonardo, penitente nel deserto negli anni del suo eremitaggio e rivestito solamente di poveri stracci, con un sasso in mano per battersi il petto. Sullo sfondo una natura di rocce e di acqua, tipica di Leonardo, in cui è gia possibile notare la tecnica dello sfumato e quel paesaggio quasi lunare che tornerà anni dopo nella “Vergine delle rocce”. Il volto, così magro da assomigliare ad un teschio (il Santo è quasi privo di denti) e l'attenzione per la muscolatura rivelano la passione dell'artista per gli studi anatomici, presenti in numerosi disegni e schizzi, mentre l'espressione intensa del Santo mette in evidenza quella ricerca dei “moti dell'animo”, delle passioni, che caratterizza i lavori di Leonardo.

I pannelli espositivi spiegano brevemente e in modo chiaro la storia e la singolare sorte di quest'opera, che è possibile osservare a distanza ravvicinata. Non è dato sapere perchè Leonardo non l'abbia portata a termine, ma si può ipotizzare che il perfezionismo dell'artista sia andato incontro a diversi ripensamenti, finendo con l'abbandonare più volte il progetto, oppure che il committente, tuttora ignoto, abbia perso le speranze di un completamento dell'opera proprio per il prolungarsi del lavoro.

L'opera, come dimostra la riflettografia a raggi rossi riprodotta sui pannelli, reca le impronte digitali di Leonardo che hanno steso il colore nella parte in alto a sinistra, andando a creare le morbide sfumature del paesaggio. Attorno alla testa del Santo, inoltre, ci sono segni di tagli, percettibili ad occhio nudo, ma più evidenti nella riflettografia. Come spesso accadeva, alcune opere su tavola venivano letteralmente segate e vendute sul mercato antiquario: in questo caso la zona della testa e del busto del Santo è stata separata – non si sa quando - dal resto del dipinto. Una piccola “porzione”, più facile da trasportare e forse più facile da piazzare dal punto di vista commerciale. Nonostante buona parte delle vicende del “San Gerolamo” ci sia ignota, sappiamo che tra fine '700 e inizio '800 la pittrice svizzera Angelica Kauffmann acquistò l'opera a Roma e, dopo la sua morte, il Cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone, trovò e ricongiunse le due parti del dipinto. La parte più grande si trovava in una bottega d'antiquariato, utilizzata come anta, e quella più piccola, la zona della testa, era diventata il piano d'appoggio di uno sgabello presso il ciabattino del cardinale. Storia che ha quasi del leggendario o dell'incredibile, eppure tutto ciò è quanto le fonti ci hanno tramandato.

Non è andata poi tanto male al nostro “San Gerolamo”, ormai ricomposto e custodito dal 1856 nella Pinacoteca Vaticana col riguardo dovuto ai lavori dei grandi maestri; a tuttoggi molte opere smembrate sono ancora irreperibili o irrimediabilmente perse. L'attribuzione della Kauffmann, che sostenne la paternità di Leonardo fin da quando acquistò il dipinto, ha sempre trovato concorde tutta la critica. L'anziano penitente farà a breve ritorno a casa, ma senza dubbio il suo viaggio nel Nuovo Mondo avrà suggestionato e lasciato un'impronta in migliaia di visitatori.
 
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